La Shoah e le vittime napoletane
In questo articolo cercheremo di raccontare, brevemente, la presenza plurimillenaria di un popolo che con i napoletani convive da oltre 20 secoli. Inoltre i nomi, i luoghi e le storie delle vittime dell’olocausto nostre concittadine.
La Napoli ebraica la storia e i luoghi
Napoli non ebbe mai un Ghetto, un luogo obbligato di residenza per i semiti. Ebbe nei secoli diverse Giudecche nome dato anticamente ai quartieri abitati dagli Ebrei o prevalentemente dagli Ebrei. La prima Giudecca è identificata nella zona di Via San Marcellino e dell’altura di Monterone. Documenti di età bizantina attestano qui la presenza di una sinagoga. Nei pressi dell’anfiteatro romano lungo l’asse dell’antico Decumano superiore oggi strada dell’Anticaglia, è attestato un Vicus Judeorum, corrispondente all’attuale vico Limoncello. In età angioina, si trasferirono in città, molti artigiani ebrei specializzati nella creazione e commercializzazione di tessuti. Si stabilirono nella zona ora detta di Portanuova (fino al XVI secolo Porta Judearum). e in alcune strade del allora nuovo quartiere di porto. Fra le diverse aree urbane in cui si ha notizia di insediamenti ebraici, è nota una “Giudecca Vecchia” situata nell’area di Forcella e tuttora rievocata da una omonima via.
I Rothschild e la rinascita della comunità
La rinascita della comunità di Napoli è legata alla famiglia di banchieri tedeschi Rothschild. Nel 1827 Adolf Carl Rothschild si trasferì in città ed aprì la prima filiale della fiorente banca. Dopo l’Unità d’Italia, essendosi molte famiglie ebree trasferite a Napoli, venne fondata la Comunità israelitica e presi in affitto i locali di Via Santa Maria a Cappella Vecchia, per le funzioni religiose. Nel 1910 Dario Ascarelli, allora presidente della comunità, lasciò una cospicua somma di denaro da utilizzare per finanziare l’acquisto dei locali stessi.
Vecchio Cimitero israelitico di Napoli
Si ha notizia di lapidi ebraiche del IV-V secolo oggi esposte al Museo archeologico di Napoli. Le cronache parlano anche di un cimitero del XIII secolo nell’area dell’attuale piazza Mercato. Altro cimitero Ottocentesco si trovava a Posillipo. Nel 1875 le lapidi furono portate via e sistemate nel definitivo cimitero di Poggioreale. All’ingresso un cartiglio ricorda i benemeriti che il 12 maggio 1875 acquistarono l’appezzamento. Tra questi, Adolf de Rothschild e Isidoro Rouff, allora presidente della Comunità.
Il Fascismo e le scellerate leggi sulla razza
Nel 1938 venivano emanate le leggi razziali e a tutti i ragazzi e bambini di religione ebraica fu vietato di andare a scuola, dalle elementari al ginnasio, all’università. Tutti i docenti ebrei furono licenziati in tronco, e così accademici, avvocati, medici, militari ecc. Napoli non fu né più né meno fascista del resto d’Italia. Un quindicennio di propaganda mussoliana riuscì a permeare anche l’animo di un popolo accogliente come quello partenopeo. Inquinandolo con stupidi convincimenti su presunte superiorità genetiche. Oppure si trattò, biecamente, della possibilità di requisire beni e attività economiche alle famiglie ebree. Con la coscienza anestetizzata tanti cittadini si macchiarono di episodi d’intolleranza e abuso nei confronti della minoranza ebraica. A fronte di ciò, tuttavia, ci furono tanti partenopei, che non barattarono la propria coscienza con opportunità e avidità aiutando i loro concittadini “rei” di essere nati con un credo diverso.
Il Campo di Concentramento di Sparanise
Le S.S. della XVI Panzer-Division gestirono uno dei quattro campi di lavoro creati sul territorio campano. In quello di Sparanise, detto Caijola (gabbia) per le sua invivibilità. Furono recluse negli anni 20000 persone. Militari inglesi, ebrei, omosessuali, rom, testimoni di geova, criminali comuni ecc. Tutti in attesa di essere impiegati come manodopera nei campi di concentramento in Germania e in altri territori. In larga parte al campo di concentramento di Dachau.
La Shoah e le vittime napoletane
Il rastrellamento fallito
Le deportazioni a Napoli iniziarono il 25 settembre 1943: il Comandante Kohl aveva stilato l’elenco degli ebrei da rastrellare durante l’operazione “Samstagsschlag”, (il colpo a sorpresa del sabato). Era tutto pronto, gli ebrei andavano catturati nel loro giorno santo, quello di riposo, quando erano radunati in preghiera nel tempio. Furono le “Quattro Giornate” a scompigliare i piani di Hitler, perché era proprio Napoli la prima città italiana designata per iniziare “i trasferimenti” verso i Lager. Così, l’operazione a sorpresa del sabato divenne una sorpresa per i nazisti, disorientati dalla furia popolare e dall’eroismo dei napoletani, che li cacciarono dalla città.
La Shoah e le vittime napoletane
Gli ebrei della comunità di Napoli che furono deportati vennero catturati al di fuori dalla Campania. Molti si erano trasferiti altrove cercando di scampare ai terribili bombardamenti che devastarono la città. Infatti Napoli fu durante la seconda guerra mondiale, la città italiana che subì il numero maggiore di bombardamenti, con circa 200 raid aerei, che causarono la morte di oltre 25.000 persone, in gran parte civili.
La triste storia del piccolo vomerese Sergio de Simone
Napoli, 29 novembre 1937 – Amburgo, 20 aprile 1945
Il piccolo Sergio De Simone viveva a Napoli nella casa di via Morghen 65bis con il papà, Edoardo e la mamma Gisella Perlow. Suo papà, ufficiale di marina, fu fatto prigioniero e recluso a Dortmund. Appena pochi giorni prima delle Quattro Giornate del1943, Gisella e Sergio partirono da Napoli per Fiume dove risiedevano alcuni parenti. Venduti ai nazisti dai delatori fiumani Sergio (sei anni), la mamma e altri sette familiari comprese le cuginette Alessandra e Tatiana (sette e nove anni) furono arrestati e deportati nel campo di concentramento di Auschwitz.
Sergio e il dottor Morte Josef Mengele
Racconta Vincenzo Cortese nel suo libro “la lista: gli ebrei di Napoli e la Shoah”, mentre Mengele, con tono mellifluo disse: “der seine Mutter wiedersehen möchte?” (chi vuole rivedere la sua mamma?). Il piccolo vomerese alzo la mano insieme ad altri venti bambini… Fu l’unico italiano usato come cavia umana per i folli esperimenti medici compiuti dal dottor Kurt Heissmeyer nel campo di concentramento di Neuengamme presso Amburgo. Il 20 aprile 1945 tutti i bambini e i loro accompagnatori furono impiccati nei sotterranei della scuola amburghese di Bullenhuser Damm, per nascondere agli alleati le barbarie a cui erano stati sottoposti. La madre e le cuginette di Sergio sopravvissero all’olocausto ma seppero della morte del piccolo solo nel 1983. Anche il papà, ritornato a casa dalla prigionia, mori nel 1964 senza sapere cosa fosse successo al figlio.
La Shoah e le vittime napoletane
Alhaique Emilio, 19 anni – Bassano Carolina, 26 anni – Benedetti Jole, 60 anni – Bivash Davide, 54 anni – Bivash Rachele, 49 anni – Colombo Mario, 61 anni – D’Italia Adele Corinna, 59 anni – De Simone Sergio, 7 anni – Del Monte Luigi, 46 anni – Foà Paolo, 42 anni – Goldstein Margherita, 41 anni – Hasson Abramo,55 anni – Hasson Davide, 13 anni – Hasson Giacomo, 14 anni – Levi Giorgio, 17 anni – Levi Mario, 55 anni – Levi Renato, 46 anni – Milani Giorgina, 58 anni – Modigliani Milena, 29 anni – Malco Sergio, 33 anni – Naar Giacobbe, 25 anni – Pacifici Loris, 34 anni – Pacifici Luciana, 8 mesi – Piperno Adriana, 30 anni – Piperno Anna, 34 anni – Piperno Elena, 23 anni – Piperno Fernanda, 36 anni – Piperno Mario, 60 anni – Procaccia Aldo, 39 anni – Procaccia Amedeo, 59 anni – Procaccia Elda, 25 anni – Procaccia Paolo, 13 mesi – Ravenna Alba Sofia, 52 anni – Reutlinger Albertina, 72 anni.