Un viaggio indietro nel tempo
Portosalvo risorge dopo 40 anni di restauri. Se avessimo la possibilità di tornare indietro nel tempo, verso la metà del XVI secolo, ci troveremmo di fronte uno spettacolo ben diverso. Una chiesetta costruita su di una lingua di terra che il mare lambisce su tre lati. Una spiaggia affollata di pescatatori e facchini, circondata dalle possenti mura angioino-aragonesi. Una postierla che da accesso al quartiere del Molo Piccolo salendo i ripidi gradini delle costruzioni medioevali. E poi soldati spagnoli, mercannti catalani e genovesi con le loro botteghe di tessuti, artigiani di ogni genere, goliardi della vicina Università e furfanti di ogni risma attratti dal posto per la ricchezza di locande e prostiboli. Insomma un approdo rivierasco affollato, rumoroso e mal frequentato. Sin dall’antichità Napoli aveva due porti, uno grande per ospitare galee, sciabecchi, caracche e galeoni militari, situato nella zona dell’odierna piazza Municipio.
Il molo piccolo o Mandracchio
L’altro, più piccolino ospitava le paranze dei pescatori e le piccole imbarcazioni da diporto. In epoca angioina fu risistemato e detto “mar ad Arcina“. Nei secoli tale denominazione cambiò in Mandracchio (dal latino mandram, recinto), termine che avrebbe poi avuto nel corso dei secoli un’accezione negativa, come di luogo malfamato. E malfamato doveva essere di sicuro tanto da generare le allocuzioni letterarie “signurina d’o Mandracchio” , che indicava in vernacolo una attempata prostituta. Anche l’espressione “pare nu’ mandracchio“, usata ancora agli inizi del secolo scorso per indicare una casa di tolleranza d’infimo ordine e mal frequentata.
La fondazione di Santa Maria di Portosalvo
Forse per placare le ire divine attirate in quel luogo di perdizione, agli inizi del Cinquecento un gruppo di marinai e armatori si riunì con lo scopo di costruire una piccola cappella dedicata alla Vergine Maria sul istmo di terra lambito dal mare fuori alla porta del Molo Piccolo. In meno di cinquant’anni, grazie ad elemosine e donativi di marinai, naviganti, armatori, si raccolsero i fondi per innalzare una vera chiesa.
La leggenda della fondazione
La leggenda narra che un ricco armatore, tale Bernardino Belladonna, mentre di notte era a largo della baia di Napoli con il suo sciabecco carico di merci incappò in una furiosa tempesta. Onde alte come montagne impedivano la vista della costa e trascinavano la nave sempre più al largo nonostante lo sforzo dei rematori. Bernardino, che aveva vissuto una vita fino a quel punto dissoluta, invocò la Madonna implorandone il perdono. La Vergine apparve rischiarando il cielo con la stella luminosa ricamata sul suo mantello ed i marinai seguendo la scia luminosa potettero ritrovare la rotta. Miracolosamente scampato alla tempesta, Belladonna investì tutti i suoi averi nella costruzione dell’erigendo edificio di culto da dedicare alla Vergine che gli aveva indicato un approdo sicuro. Pertanto la chiesa fu dedicata alla Madonna di Portosalvo. Nel 1554 tale chiesa fu aperta al culto.
Santa Maria di Portosalvo piccolo scrigno di tesori
Portosalvo risorge dopo 40 anni di restauri: Il portale
Portosalvo risorge dopo 40 anni di restauri: l’interno
Il Collegio dei Marinaretti
Abbandono
Tra XVIII e XX secolo, il complesso di Portosalvo rimase coinvolto nelle vicissitudini che modificarono l’assetto urbano della zona, scampando più volte alla demolizione. Isolata e non più direttamente sul mare, si ritrovò all’interno di un’isola spartitraffico di Via Nuova Marina, realizzata dopo l’abbattimento di tutti gli edifici circostanti, in una zona pesantemente danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale dai bombardamenti e dall’esplosione della nave mercantile Caterina Costa. Il sisma del Novembre 1980 ed i relativi danni poi, sembravano aver messo la parola fine alla storia plurisecolare della chiesa.
Restauro
Dopo tanti progetti mai conclusi e anni di incuria, Il 21 settembre 2015 cominciarono le operazioni di restauro. L’opera complessa, durata diversi anni ha permesso la messa a dimora di arredi sacri e opere d’arte. Ha ridato vita al soffitto a cassettoni e ripulita la tela cetrale di Battistello Caracciolo. la pulitura di portoni e il rifacimento delle facciate hanno completato il quadro. La Chiesa di Santa Maria di Portosalvo è tornata al culto il 31 Marzo 2022, dopo quarantadue anni di chiusura. Metafora di una città che può e deve risorgere attraverso la sua Cultura come vera araba fenice risorta dalle sue ceneri.