Dalla fattura notevole e degna di interesse è un’opera conservata attualmente al Museo di Capodimonte che risulta essere già presente in un inventario del 1835 nella Reggia di Portici. Si tratta della copia del Trionfo di Bacco (1628-29) – più noto come Los Borrachos – di Diego Velázquez, oggi conservato presso il museo del Prado di Madrid.
Impossibile ridurre a singola etichetta la grande personalità artistica che fu Diego Velázquez. Il faro del Seicento spagnolo attinse infatti caratteristiche caravaggesche nella misura in cui il rigoroso disegno e il senso della misura ne connotano aspetti classici. Il processo di umanizzazione che vivono i suoi personaggi, sacri o mitologici che siano, offrono un atteggiamento attento a quella che è la vita di ogni giorno, del quotidiano.
In questo senso si pone l’opera in questione, che presenta un efebico Bacco a torso nudo, seduto su una botte mentre incorona un’astante. La scena è una crasi tra sobria compostezza contrapposta alla smodata ingordigia delle debolezze umane. Infatti il dio spartisce il centro della composizione con un popolano che è accompagnato da altri uomini in abiti dimessi che bevono vino allegramente. Si assiste quindi al dono del vino e della felicità che ne scaturisce.
Ma se dal punto di vista resa dell’immagine la somiglianza è stupefacente, tuttavia l’aspetto interessante si rivela nei procedimenti tecnici e nella scelta dei materiali: la copia dei Borrachos di Napoli infatti riporta delle contorte modalità esecutive, sia nelle modalità di stesura dei pigmenti, che nella progettazione.
Il restauro de “Los Borrachos”
In occasione del restauro nel 2005, la riflettografia infrarossa ha lasciato intendere come la realizzazione si rifacesse in un certo senso alla tecnica dell’affresco: si tratta di un impasto di polpa di carta applicato sulla tela un pezzo per volta, finalizzato all’importazione dei contorni delle figure ricalcati dall’originale.
Questo procedimento tuttavia ci restituisce una resa pittorica talmente fedele da risultare sovrapponibile all’esemplare del Prado. Infatti l’accurata corrispondenza nei minimi dettagli farebbe pensare ad una riproduzione in presenza dell’originale, e che ci permette quindi di ammirare l’opera in tutto il suo splendore.
Fonti:
“Dipinti del XVII e XVIII secolo. Scuole italiane ed europee: le collezioni borboniche e postunitarie”, a cura di Ornella Agrillo e Nicola Spinosa, p.114-116, Electa 2016, ISBN: 9788891810649
Autore:
Alessio Esposito