Largo Baracche, il cuore pulsante dei Quartieri Spagnoli
Ci sono luoghi in ogni antica città in cui lo spirito di esse sembra aver calcato una maggiore impronta. Non troveremo paesaggi mozzafiato o architetture da cartolina, ma avvertiremo forte la presenza del Genius loci. Il suo vitale icore che scorre da sempre attraverso le mura rabberciate e lo sguardo dei passanti. Una immutabile persistenza della memoria, non sensibile alla ragione ma alle viscere. Uno di questi luoghi si trova nei Quartieri Spagnoli, nel centro di Napoli a ridosso della modaiola Toledo: Largo Baracche.
Ci sono luoghi in ogni antica città in cui lo spirito di esse sembra aver calcato una maggiore impronta. Non troveremo paesaggi mozzafiato o architetture da cartolina, ma avvertiremo forte la presenza del Genius loci. Il suo vitale icore che scorre da sempre attraverso le mura rabberciate e lo sguardo dei passanti. Una immutabile persistenza della memoria, non sensibile alla ragione ma alle viscere. Uno di questi luoghi si trova nei Quartieri Spagnoli, nel centro di Napoli a ridosso della modaiola Toledo: Largo Baracche.
Ajére
passanno ncopp’ ê viche d’ ‘e quartiére
vedètte cose ca nun ce se crede… ajére
A mille
faccélle appassiunate ‘e piccerille
gènte c’ afferra ‘a vita p’ ‘e capille… a mille…
Criature
mò basta a cammenà pe’ sott’ ê mure
scennìte mmiézo â via senz’ alluccà
vuje pe’ parlà tenite ll’ uócchie d’ ‘e ccriature
ajzàte ‘a faccia senz’ avé appaura
stennìte ‘e panne mmiézo a ‘sta città
chi passa e guarda ha’ dda penzà
Ajére
passanno ncopp’ ê viche d’ ‘e quartiere
me so’ venute ‘ncapa ‘sti penziere
ajére… ajére…
Eduardo De Crescenzo 1983
Largo Baracche Quartieri Spagnoli
La storia dei Luoghi
Passeggiando per vicoli, piazzette, gradoni e rampe, sembra impossibile immaginare che questi 750000 mq di tufo e piperno fossero nel passato interamente coperti di boschi e ruscelli. L’area dove sorsero i quartieri, fino al periodo Aragonese, aveva il nome di Limpiano. Toponimo derivato, secondo l’umanista Pontano , da Giove Olimpio, forse per la presenza in loco di un tempio alla divinità dedicato. I nomi di molte strade, ancora oggi ricordano il nome della vegetazione presente: Vico Gelso (dove si istallarono i primi setifici, antenati del Real Opificio di San Leucio) vico Mortelle(le more, usate nella concia del cuoio) ecc.
La nascita dei Quartieri Spagnoli
Nel primo trentennio del XVI secolo la zona a ridosso del Colle di Sant’Elmo fu scelta come base logistica del viceré spagnolo. Don Pedro de Toledo diede incarico agli architetti Ferdinando Manlio e Giovanni Benincasa di creare una serie di abitazioni da destinare ad alloggio delle truppe militari presenti in città. Contigue a queste dovevano costruirsi altri alloggi per ospitare la gran massa di contadini spinti in città dalle numerose pestilenze, terremoti e carestie che si abbatterono in quel periodo sul regno. Gli architetti progettarono, sullo stile militare degli acquartieramenti mobili, un pragmatico reticolato di edifici digradanti dalla collina verso la strada di Toledo.
Una lettura antropologica
Secondo lo storico inglese Danis Mahon il cambiamento in peggio del giudizio generale sulla popolazione partenopea sarebbe iniziato col dominio spagnolo nel XVI secolo. Gli oltre duecento anni di occupazione avrebbero contributo a contaminare, culturalmente e irrimediabilmente, i napoletani. Lo stanziamento delle truppe militari, il suo trapianto forzato nel cuore della città (la creazione degli acquartieramenti spagnoli) avrebbero iniettato “sangue nero nel ventre” di Napoli. Quindi, la fede spinta ai limiti della superstizione, il gioco d’azzardo, lo spergiuro, la prevaricazione e la spacconaggine, sarebbero attributi ereditati dai membri della Invecible y Gloriosa Armada. Non solo, la grande presenza di uomini soli in cerca di “dolce compagnia”, spiegherebbe anche l‘aumento esponenziale del numero di donne che si dedicarono al meretricio. Se queste sono ipotesi storiche la realtà dei fatti ci racconta di una popolazione ridotta allo stremo da una pressione fiscale insostenibile, dei terremoti e delle eruzioni frequenti del Vesuvio, della peste e di un’altra piaga, la sifilide, portata dal nuovo mondo dai conquistadores.
Largo Baracche Quartieri Spagnoli e l’origine del nome
Questo atipico slargo che sbuca improvviso tra la folla dei palazzi deve il suo nome, secondo lo storiografo Gino Doria (Cit.”le strade di Napoli”) alle installazioni provvisorie di un mercato alimentare trasferito in zona da piazza Carità e dalla Pignasecca. Secondo il Pandalone invece le baracche sarebbero sempre da riferire all’esercizio del meretricio ed ai ripari costruiti appositamente per le operatrici del sesso in epoca vicereale. In epoca Risorgimentale i popolani e gli artigiani dei Quartieri sopra Toledo furono solerti sostenitori dell’unità d’Italia. I maggiori parteggianti per Garibaldi vennero detti Barracchistiperché abitanti del largo Baracche. Durante la Seconda Guerra Mondiale lo spazio di Largo Baracche fu sbancato e trasformato in un bunker da usare come rifugio anti-aereo per gli abitanti dei Quartieri.
Largo Baracche Quartieri Spagnoli: progetti in divenire ed esperimenti urbanistici
I sotterranei sono stati riattati alla fine del secolo scorso e ora ospitano uno spazio espositivo. Da vecchio deposito per i motorini rubati ora è la sede di una galleria per mostre temporanee di artisti emergenti napoletani e di star internazionali del mercato come Warhol Factory e Ultraviolet. Una curiosità: Spegnendo le luci, si possono ammirare i dipinti fosforescenti dei muralisti Cyop&kaf (autori ai Quartieri di oltre 200 oniriche e coloratissime opere che ravvivano le strade).
Nel 2012 la piazza è stata al centro di una importante opera di restyling finanziata dal Comune e dalla Cassa Edile della provincia di Napoli. Oltre alla pavimentazione in basolato, sono state installate panchine e lampioni totemici opera dell’artista Ernesto Tatafiore. Nel 2019 uno degli ingressi dell’ex bunker è stato decorato con un murales di Mario Casti Farina raffigurante Bud Spencer e Sophia Loren intitolato “e scugnizz de Quartier“.
Largo Baracche il docu-film
Il regista Gaetano Di Vaio, ex detenuto diventato attore e produttore, nonché fondatore de “I figli del Bronx”, organizza eventi culturali proprio nelle zone più disagiate di Napoli. Largo Baracche è un documentario dedicato alle vite di sette ragazzi dei Quartieri Spagnoli, di cui gli abitanti pagano, secondo i protagonisti, lo scotto di esserci nati. Secondo da quanto emerge dal lavoro di Di Vaio sarebbe “doppiamente difficile emergere per chi nasce all’interno di quell’intricato dedalo di vicoli e bassi e scuotersi di dosso il pregiudizio che lo accompagna”. Vero forse solo a metà…
La resilienza del Teatro Nuovo come esempio
A pochi passi da largo Baracche, nascosto tra i palazzi, il gioiello del Teatro Nuovo -Costruito nel 1723 su disegno di Domenico Antonio Vaccaro. Una piccola meraviglia architettonica da mille posti, con la pianta a ferro di cavallo e cinque ordini di palchi. Racconta Bernardo De Dominici che l’architetto reale di Filippo V e Carlo III, Antonio Canevari, osservando il Teatro affermò che il Vaccaro aveva fatto nascere il possibile dall’impossibile. Nel XVIII secolo il teatro divenne il tempio dell’Opera Buffa, accogliendo i successi di Domenico Cimarosa, Leonardo Leo, Giovanni Paisiello. Nel 1861 il Nuovo fu distrutto da uno spaventoso incendio. Fu ricostruito in appena tre anni e tornò ad accogliere successi, dal debutto del tenore Enrico Caruso fino alle commedie dei fratelli De Filippo. Nel 1934 il fuoco lo avvolse di nuovo e la storia del teatro sembrava terminata per sempre. Ma come una fenice che risorge dalle sue ceneri, dopo quasi cinquant’anni di oblio, il Teatro Nuovo venne ricostruito ed è tutt’oggi in attività. Simbolo della resilienza degli abitanti dei Quartieri Spagnoli, delle Arti e della società civile che resiste.
LE QUARTIERANE ARTIGIANE
Prima mostra mercato femminile nei Quartieri Spagnoli
Sabato 19 marzo 2022 ore 10 -14
Napoli, Largo Baracche
E con vero piacere che segnaliamo la prossima attività espositiva che si terrà a Largo Baracche nel prosimo fine settimana. Dal comunicato stampa leggiamo: – Appuntamento di Agoghè per Marzo Donna 2022 del Comune di Napoli. Sabato 19 marzo, per tutta la mattinata, si terrà il primo mercatino delle Quartierane Artigiane. Dopo una chiamata collettiva e un passaparola si sono rintracciate artiste e artigiane che lavorano in casa e che creano, con le loro mani, dei prodotti bellissimi e pezzi unici, su ordinazione. Accanto alle sorelle Talarico, che hanno un laboratorio artigianale di ombrelli e pelletteria, e alla signora Titina, del panificio ‘O Furn, ci sarà un’esposizione di borse, graziosi abiti per bambini fatti a mano, quadri, foto d’arte e bijoux per tutti gusti. Si potranno anche degustare le squisitezze alimentari di CU/QU Cucina di Quartiere, confezionate come da normativa Covid. È la prima volta, nei Quartieri Spagnoli, che le donne, rigorosamente del territorio, esporranno in piazza i loro lavori e saperi.
In un mondo che sembra andare alla deriva, dalle donne “regine della vita”, arriva il messaggio forte di speranza. Come diceva Khalil Gibran “Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta.”
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