La città in divenire
Alla fine dell’ Ottocento di Napoli si vuol cancellare quel cliché di “città immobile e reazionaria” affibbiatogli durante il periodo borbonico. Nuove leggi per lo sviluppo urbanistico vengono votate insieme a proposte economiche per far nascere una cultura industriale moderna nella più grande città del sud del Paese. Nel mondo dei mercati economici si fa spazio una borghesia imprenditoriale che scalzerà, pian piano, una nobiltà immota e legata alla fisiocrazia terriera. Anche grazie alle istanze di questi “nouveau riche” Napoli vivrà un cambiamento profondo, trasformandosi in quella metropoli ricercata e cosmopolita della Belle epoque. Così è chiamato quel trentennio (1890/1920) quanto mai ricco di fermenti culturali ed innovazioni tecnologiche che diedero una nuova veste “grand Borghèse” alla “città delle sirene”.
“Napoli Ca se ne va” al passo coi tempi
Il processo di rinnovamento urbanistico prende il la dalla legge di “Risanamento” del 1885, resasi necessaria per scongiurare nuove insorgenze di epidemie di colera. Vennero per tanto ampliate le reti fognarie e abbattuti interi quartieri del centro cittadino. Si sventrò Napoli con l’idea di rifarla più bella. Le prospettive armoniche dei nuovi boulevard di Corso Umberto e Via Duomo, ed il razionalismo dei quartieri costruiti ex novo (il Vasto, il Vomero, Fuorigrotta) in sostituzione del fascino decadente della ex capitale duosiciliana. Il progetto della colmata marina per la creazione di via Partenope, la campagna di elettrificazione del 1898, la società del gas, il trasporto pubblico su ferro affidato alla Société Anonyme de Tramways Napolitains, la creazione delle Funicolari di Chiaia e del Vomero. Un vero e proprio salto nel futuro…
Il contesto culturale
Sono questi gli anni della nascita del quotidiano Il Mattino diretto da Matilde Serao ed Eduardo Scarfoglio, della Napoli Nobilissima redatta dal Benedetto Croce e Salvatore Di Giacomo, della nascente industria cinematografica partenopea e delle prime sale nazioni, dei caffè chantant come il Salone Margherita. Del teatro di Viviani, delle poesie di Rocco Galdieri, Libero Bovio, ma anche di Igor Stravinskij e Pablo Picasso, presenti in città con la compagnia di balletto russo di Sergej Pavolovich Dilaghilev.
Gli anni d’oro della Canzone Napoletana d’autore
La maggior parte dei successi immortali nasce in questo trentennio. Quasi ad ogni una di loro è legato un aneddoto, una storia, una leggenda. Ad esempio Io te vurria vasà di scritta da un giovane guantaio semianalfabeta, Vincenzo Russo. la Vucchella di D’Annunzio composta di getto, ai tavoli del caffè Gambrinus, per una scommessa fatta con Ferdinando Russo, autore tra l’altro della famosa Scetate, canzone più eseguita durante le serenate. Oppure che Core ngrato, successo dagli emigranti Alessandro Lisca e Salvatore Cardillo, non fu pensata per una malefica innamorata ma per la città stessa di Napoli, che i poveri deraciné avevano lasciato in cerca di maggiori fortune. E tante altre ancora …
I magnifici manifesti della collezione Mele
In questa società fucina di idee e fermenti creativi, si inserì un ulteriore elemento di novità dall’indubbio valore estetico e commerciale: la nascita dell’affiche. Bellissime e coloratissime locandine si ersero a nuova forma di comunicazione, a metà strada tra arte e pubblicità. Tra i più belli ricordiamo quelli della ditta napoletana Mele, attiva a livelli internazionali nel mercato della moda e del lusso. Dal 1889 fino al 1932 Mele fu committente di artisti del calibro di Marcello Dudovich, Achille Beltrane e Aleandro Villa che, attraverso i loro manifesti pubblicitari, ci raccontano il gusto e lo stile partenopeo a cavallo tra due secoli. Quello stesso stile, raffinato e ricercato, che faceva appellare gli uomini eleganti nel mondo come “napolitain“.
i luoghi Liberty da non perdere a Napoli
Oltre che nelle grandi opere pubbliche, le peculiarità dello stile Liberty possiamo ammirarlo nell’architettura residenziale privata. Nei quartieri del Vomero, Chiaia e Posillipo le perle più preziose di un corollario molto vasto in città. Ne citeremo qui solo alcuni esempi, in maniera schematizza, per opportune ragioni di spazio.
i luoghi Liberty da non perdere a Napoli: Il Vomero di Adolfo Avena
Adolfo Avena (1860/1937) fu architetto ed ingegnere napoletano. Uno dei massimi esponenti dello stile Liberty, fu amico e collaboratore di Gustav Eiffel. Dal 1910 si dedicò alla progettazione di ville e palazzi sulla collina del Vomero, di cui diverrà il principale riferimento del liberty vomerese. Tra le maggiori ricordiamo Villa Loreley a Via Toma, Villa Ascarelli in via Palizzi, Villa Catello-Piccoli in via Cimarosa. Irrealizzata rimase la sua futuristica idea di una funivia aerea che collegasse il quartiere Vomero a Via Toledo, scavalcando i Quartieri Spagnoli, con un sistema di tralicci in ferro battuto.
Altro bellissimo esempio di liberty in collina è Villa la Santarella a via Sanfelice. Fu la dimora del commediografo Scarpetta, chiamata così perché realizzata coi proventi dell’omonima commedia scarpettiana. Augusto Curri fu l’architetto, autore in città già del Caffè Gambrinus e delle decorazioni interne della Galleria Umberto I.
i luoghi Liberty da non perdere a Napoli: Giulio Giuseppe Arata
All’architetto piacentino Giulio Giuseppe Arata dobbiamo le più rappresentative costruzione del Quartiere di Chiaia. Di gusto Modernista le sue opere sono una reinterpretazione del Liberty in chiave tutta napoletana. Si noti il prospetto scenografico di Palazzo Mannajuolo in via Filangieri, un mix di decorazione floreale ed elementi barocchi eseguiti in calcestruzzo armato. Spettacolare lo scalone ellittico interno, usato come set di molti film girati in città. Sempre al gusto di Arata appartengono i progetti di Palazzo Leonetti in via dei mille e Palazzo Coutreau-Ricciardi in piazza Amedeo, nonché la realizzazione del complesso delle terme di Agnano, vero diadema della sua corona creativa.
i luoghi Liberty da non perdere a Napoli: Lamont Young
Di questo genio poliedrico ed eccentrico nato a Napoli ma di nazionalità scozzese le sue opere non finiranno mai di affascinare. Viene in mente subito il Castello Aselmeyer di corso Vittorio Emanuele. L’edificio rappresenta uno dei più riusciti esempi di architettura neomedievale della città. Altra opera napoletana la troviamo a via Crispi, attuale sede dell’Institut français de Naples “Le Grenoble“. Di gusto neorinascinentale con facciata a doppio torrione e tufo a vista.
La fine del sogno
Un trentennio di gioia di vivere, di fiducia nel futuro, di stabilità economica, di Pace fra i popoli furono i presupposti per la fioritura di tutte le arti non solo a Napoli ma nell’intera Europa. Belle01 epoque che terminerà con la prima guerra mondiale e la successiva nascita dei movimenti nazionalsocialisti in Italia e Germania. Come un bellissimo fiore calpestato dagli anfibi militari.