Il Corriere di Napoli incontra…Concettina ai Tre Santi! Meeting culinario tra la redazione e la pizzeria Gourmet, che nonostante il successo, resta a Via Arena alla Sanità. La valorizzazione, l’innovazione e la tradizione sono il punto forte della pizzeria, che di generazione in generazione, anima il quartiere e la città: da Antonio a Ciro, la famiglia Oliva e la pizza, un patrimonio culturale!
Un mix tra un nome comune a Napoli e tre santi: ma chi sono questi protettori? Qual è l’origine del nome?
Il nome di Concettina proviene dal nome di mia nonna, fondatrice del locale nel lontano 1951. Tre santi invece, prende il nome dalla cappella che contiene le spoglie di Sant’Anna, mamma di tutte le mamme, Sant’Alfonso, vescovo di Napoli e autore di “Tu scendi dalle stelle” e San Vincenzo, patrono del quartiere Sanità.
Il locale è un luogo storico, polo di incontri e di innovazione. Qual è la storia della pizzeria?
Mio zio e mio padre hanno preso in gestione la pizzeria di mia nonna, una zona del locale odierno dove c’è la cucina. Inizialmente non esisteva la sala, anche perché nessuno poteva permettersi di pagare e mangiare a tavola. Poi, ci siamo allargati, nello spazio costruito nel 1940 dalla famiglia Liguori, che aveva reso omaggio a Sant’Alfonso con la cappella.
Dopo la mia gestione, in linea con la tradizione familiare, mio figlio Ciro ha favorito una politica di innovazione, che ha portato a creare il take away, nato 10 anni fa, e progetti futuri.
Come sta cambiando il quartiere grazie a Concettina?
Il quartiere sta crescendo giorno dopo giorno grazie a Concettina, Poppella ed in generale tutti gli abitanti del quartiere che contribuiscono a migliorarlo. Organizziamo diverse attività, come ad esempio le luci d’artista con le parole di “Napule é” di Pino Daniele oppure escursioni nella nostra città, dalle Catacombe di San Gennaro alla Sanità.
L’organizzazione portata avanti non ha a che fare soltanto con la rivalutazione del quartiere Sanità, ma anche con la valorizzazione attraverso la cultura. In che modo?
Sono circa 30 anni che conosco un professore e guida turistica, nonché grande amico, Massimo Rippa, che attraverso la sua immensa cultura, ha permesso al quartiere Sanità di essere conosciuto per le sue bellezze culturali, crescendo da piccoli gruppi sino all’ondata di turisti odierna.
Dal punto di vista culinario, l’innovazione è stata trovare la giusta invenzione, ovvero la “pizza sospesa”. Ha legami con il caffè sospeso?
Ciro ha preso spunto dal caffè sospeso cinque-sei anni fa. Chi vuole, può acquistare la pizza per i più bisognosi, gli anziani che non possono permetterselo ad esempio. In collaborazione con l’Associazione di Sant’Egidio, abbiamo deciso di instaurare questo legame per garantire anche 70-80 pizze su richiesta.
Il legame tra tradizione e innovazione: secondo lei è giusto?
Assolutamente. Bisogna unire la cucina con le attrazioni artistiche e turistiche per avvicinare anche i più giovani non solo al mondo culinario, ma anche a quello artistico e turistico. In questo modo i giovani sono ancor più entusiasta, considerando che siete voi la forza della città e delle periferie in crescita come Scampia. Per quanto riguarda Concettina, il legame tra “vecchio e nuovo” è Ciro: lui rappresenta l’innovazione, mentre io la tradizione.
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