Gli interpreti della maschera più famosa del mondo. Il personaggio di Pulcinella sarebbe ispirato ad una persona realmente vissuta ad Acerra nel XVI secolo. Tale Puccio (o Pauluccio) D’Aniello di professione sartore. Brutto e dalla voce chioccia era però simpaticissimo tanto da essere ingaggiato da una compagnia di guitti girovaghi. Pagati per allietare le truppe dell’esercito francese impegnate nell’assedio di Napoli del 1528, ribattezzarono il sarto Poucinelle o Pulcinello. Del D’Aniello possiamo ammirare i tratti grazie ad un disegno seicentesco a sua volta copia di un ritratto eseguito nientemeno che da Annibale Carracci.
L’inventore del personaggio
Il creatore del personaggio di Pulcinella è l’attore e commediografo Silvio Fiorillo da Capua. Celebre interprete della Commedia dell’arte. Si racconta che Fiorillo incontrò a Parigi D’Aniello rimanendo profondamente colpito dal suo successo comico. Decise di trasformarlo in un personaggio scenico, una maschera da riutilizzare nelle future rappresentazioni. La mezza sola (così veniva chiamata la maschera di cuoio nero raffigurante i tratti enfiati e il grosso naso aquilino). Per costume un camicione di tela grezza sformato (abbigliamento tipico dei facchini). Per renderlo ancora più buffo lo fornì di un cappello a bicorno ed un manganello a forma di citrullo. Completavano il tutto una barba puntuta e dei baffoni mefistofelici.
Le origini classiche della Maschera
Secondo l’autorevole Enciclopedia Britannica, il personaggio di Pulcinella si sarebbe originato dalla fusione di due maschere appartenenti al genere teatrale del IV secolo a.c. detto Farse Atellane. I due personaggi sarebbero Maccus e Kikirrus. Il primo indossava una maschera nera col nasone adunco e il ventre prominente ed interpretava solitamente la parte del servo goffo e imbroglione. Kikirrus invece era una maschera teriomorfa (con l’aspetto di un gallo) e recitava infatti imitando i versi e le movenze del volatile.
Pulcinella e la Commedia dell’arte
Con la rinascita del Teatro Popolare nel Seicento, si formano compagnie di attori professionisti che giravano l’Europa portando in scena opere della cosiddetta Comedie Italienne, o Commedia Italiana dell’arte. Una nuova generazione di artisti che abbandona le Piazze e le facezie piccanti e scurrili dei canovacci improvvisati, iniziando a recitare su veri copioni. La prima opera in cui troviamo Pulcinella protagonista è “la Lucilla Costante” del 1609, scritta proprio dal menzionato Silvio Fiorillo. Un successo di grande portata per la maschera napoletana. Tale da indurre gli attori anglo-tedeschi e francesi a copiare lo scaltro partenopeo. Nacquero le maschere “pezzotte” di Punch e Poulichinelle. Nel Settecento la maschera di Pulcinella era talmente nota tanto da essere usata dal grande pittore Gian Battista Tiepolo per affrescare i soffitti della magnifica Cà Rezzonico a Venezia, patria indiscussa del Carnevale.
Gli interpreti della maschera più famosa del mondo
Sono tanti gli attori che hanno vestito la maschera di Pulcinella nei secoli. Da Michelangelo Fracanzani (nipote del pittore Salvator Rosa) a Filippo Cammarano (beniamino di Carlo III di Borbone). Ma il maggiore interpetre è Antonio Petito. A lui dobbiamo il maggiore corpus di opere pulcinellesche (anche se fu semi analfabeta). Di Petito siamo debitori del nuovo e definitivo aspetto della maschera e della sua codificazione scenica.
Antonio Petito, Napoli1822 – 1876
Figlio d’arte ebbe il merito di essere maestro di un giovane Eduardo Scarpetta (padre naturale dei fratelli De Filippo, e del grande poeta Ernesto Murolo). Totonno ‘o pazzo, cosi era chiamato dei suoi amici, aveva un carattere esuberante e giocoso. Sono rimasti famosi i suoi diabolici scherzi ai danni dell’impresario del Teatro San Carlino.
La metamorfosi del personaggio
Antonio mise tutta la sua estrosità la mise al servizio della maschera di Pulcinella. Il furbo contadino acerrano si trasformò in un popolano napoletano che, molto spesso, ambiva a darsi aria da borghese. Sparì il cuppulone bianco, sostituito da un liso cilindro, sul camicione bianco da scaricatore indossava una sgargiante marsina alla moda. Il personaggio fu totalmente reinventato, divenendo da comprimario vero protagonista della scena. Antonio Petito fece la fortuna delle sue opere fustigando i vizi di una borghesia retrograda, reazionaria e arrivista. Quella stessa borghesia che, insieme al popolo, andava ogni volta ad applaudirlo. Antonio morì come aveva vissuto: sul palco mentre recitava, ovviamente indossando la maschera di Pulcinella.
I pulcinella moderni e contemporanei
Tra gli interpreti della maschera più famosa del mondo ricordiamo sicuramente Raffaele Viviani, Eduardo De Filippo, Massimo Ranieri, Massimo Troisi e tanti altri ancora non menzionati per ragioni di spazio. La stramba storia di un uomo che diventa personaggio, la faccia che diviene maschera, il carattere personale paradigma di un popolo, quello napoletano, non poteva far altro che affascinare il mondo intero.
L’ultimo Pulcinella e la voglia di cambiamento
In un contemporaneo culturale cittadino che aveva un pò snobbato la maschera, sentendosi cucita addosso l’etichetta di “abitanti del paese di Pulcinella”. Nell’ottica nichilista di vergognarsi e rinnegare il proprio know how, emerge il genio di Pino Daniele. Nell’album “Terra mia” inserì un pezzo dal titolo Suonno d’ ajere. Il brano racconta di un nuovo Pulcinella che si è scocciato di rappresentare un popolo che affronta con filosofia le bastonature della vita. Ora si arrabbia e contesta, inneggiando al riscatto dei napoletani.
“ tu nun sì chiu’ Pullicenella ca faceva ridere e pazzià
Mò t’arragge Miez’ a Uerra e ce parl’ e Libbertà”
Pino Daniele – Suonno d’ ajere – Terra mia