Dracula riposa a Napoli. Ad animare questo racconto, è il timore reverenziale per una figura regale, per un eroe popolare o, in relazione al punto di vista adottato, per un mostro. Un racconto, per certi versi, schizofrenico che avvicina le atmosfere partenopee ad una delle figure più affascinanti e terribili del folklore universale.
Ci sono personaggi storici che hanno ispirato eserciti, popoli e leggende.
Ci sono, poi, leggende destinate a plasmare l’immaginario collettivo. Una sfilata di eroi e mostri diventati archetipi di bene e male grazie al successo letterario senza precedenti raggiunto nel’800 e al successivo approdo nelle neonate sale cinematografiche. fucine d’immortalità.
Pochi personaggi, però, sono in grado di esercitare il proprio fascino contemporaneamente su storia e folklore. Nessuno come Vlad l’impalatore e la sua controparte immortale Dracula, principe delle tenebre.
Dracula è l’indiscusso capostipite nell’interpretazione, squisitamente gotica ed europea, del vampiro visto come un guerriero antico, afflitto dal tormento di un’immortalità non richiesta, vittima di una sorte avversa che lo vede naufragare nel succedersi delle epoche storiche, perdendo la propria umanità, pezzo dopo pezzo, insieme ai propri affetti.
Un parto letterario a dir poco fortunato che dobbiamo a Bram Stocker, in grado di forgiare sotto il maglio della malinconia, del tormento e del soprannaturale una delle correnti culturali più prolifiche del secolo scorso, partendo da vere figure storiche e da fatti realmente accaduti.
Circostanze legate ad un’epoca, se possibile, più affascinante del principe dei vampiri in persona. I turchi-ottomani avanzano. Il loro obiettivo è invadere l’Europa. Ci riusciranno, ma a porre una strenua resistenza ci sarà un regnante. Dal territorio dell’attuale Romania emerge dall’anonimato della storia Vlad III di Valacchia, meglio conosciuto solo come Vlad, o con il suo nome patronimico, Dracula. Membro della Casa dei Drăculești e figlio del voivoda di Valacchia Vlad II Dracul, membro dell’Ordine del Drago, fondato per proteggere il cristianesimo nell’Europa orientale. ricoprià il ruolo del padre per quattro volte, rispettivamente nel 1448, dal 1456 al 1462, e infine nel 1476.
In questi anni, si dimostrerà un osso duro per l’avanzata ottomana, ottenendo il soprannome di “Impalatore”, dovuto alla singolare predilezione per impalare i nemici. Durante la sua vita, la reputazione di essere un uomo crudele e sanguinario, si diffuse in tutta Europa e, principalmente, nel Sacro Romano Impero. Propaganda. Vlad III è, infatti ancora oggi, venerato come eroe popolare in Romania, così come in altre parti d’Europa, per aver protetto la popolazione rumena sia a sud che a nord del Danubio.
Vlad III di Valacchia muore come ha vissuto: sotto i colpi del nemico, in circostanze ancora da chiarire.
Ciò che è certo è che nel 1476 Vlad rientrava in Valacchia dopo aver passato oltre dieci anni come prigioniero di Mattia Corvino, il potente signore del Regno d’Ungheria che lo aveva catturato nel 1462. Dracula era stato liberato per strappare il suo antico trono ad un voivoda sottomesso all’Impero ottomano: Basarab III Laiotă cel Bătrân, della stirpe dei Dăneștii. Inizialmente vittorioso grazie all’appoggio ungherese, Vlad aveva dovuto subito fronteggiare la contro-invasione da parte di Basarab, spalleggiato da rinforzi turchi. Durante lo scontro con Basarab, Dracula venne ucciso: ancora non si sa se per un tradimento o per un’imboscata da parte del nemico.
La testa di Vlad, recisa dal corpo, venne portata a Costantinopoli come un trofeo e il suo corpo venne sepolto senza cerimonie dal suo rivale, Basarab Laiota, forse, a Comana, un monastero fondato proprio da Vlad nel 1461. Ma la lapide in questione non contiene le spoglie mortali del conte, bensì soltanto ossa animali.
Ma allora, dov’è sepolto il corpo decapitato di Dracula?
Proprio nel vivace e colorito centro storico di Napoli potrebbe celarsi la risposta. Alcuni studi, in atto dal 2014, collocano proprio all’interno del prezioso Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova il sepolcro del regnante vampiro. Il simbolismo esoterico ed alchemico presente sulla tomba quattrocentesca gentilizia della Famiglia Ferillo, che si trova precisamente nel Chiostro minore di S. Giacomo della Marca, pare indirizzare le ricerche proprio verso il mefistofelico Conte Dracula.
La teoria che sostiene che i resti di Dracula si trovino a Napoli si sviluppa grazie al ricercatore Raffaello Glinni, che dall’analisi di manoscritti italiani del XV e XVI secolo giunse ad ipotizzare che Maria Balsa, un’aristocratica trapiantata nel Regno di Napoli, avrebbe potuto essere la figlia segreta del Voivoda Vlad Tepes, scampata da bambina alle persecuzioni dei Turchi. Si sostiene che la principessa di origine slava abbia trovato asilo nel Regno grazie all’intermediazione di Ferdinando I e che il suo nome sia stato cambiato per evitare che il suo lignaggio reale spaventasse i futuri pretendenti. I resti del padre morto in battaglia sarebbero stati prelevati da Maria per seppellirli quindi proprio a Napoli.
Da qui, l’audace teoria per cui Dracula riposa, effettivamente, a Napoli. Come in ogni grande mistero giunto dall’antichità, ad alimentarne il fascino, le iscrizioni a parete rimangono, ad oggi, non decifrate.
Il sepolcro in questione, si presenta così: una grande tomba di marmo, che rivela diversi simboli del tutto estranei all’ospite ufficiale sepolcro. il nobile Mattia Ferrillo. Sulla lapide si staglia un fiero elmo da cavaliere, fiancheggiato da due sfingi, su cui svetta a sua volta la testa di un drago. Anche Glinni, alla vista di quelle immagini, giunse a sostenere “Quella lapide marmorea deve appartenere a un cavaliere dell’Ordine del Drago”.
Un ordine cavalleresco di cui faceva parte il padre di Dracula e che è stato protagonista incontrastato del contrasto all’avanzata ottomana giunta nei territori dell’attuale Romania. Le due sfingi opposte fanno probabilmente riferimento al nome della città egizia di Tebe, associabile anche a “Tepes” e richiamando quindi il nome di Vlad Tepes o Vlad Dracul.
Altro legame con le terra di cui fu principe il conte Vald Dracula è uno stemma presente sia sulla tomba di Napoli che nella cripta di Acerenza: due delfini accoppiati, stemma della regione della Dobruja, zona della Romania attigua alla Valacchia, governata da Vlad Tepes e luogo in cui egli vinse la battaglia contro i Turchi.
Ma non è tutto. Dell’epigrafe crittografata, le uniche parole attualmente decodificate sono proprio “Blad” (leggibile come Vlad) e “Balcano”. Risulta ad oggi incomprensibile anche il fatto che un’area a quadrilatero del marmo emani inspiegabilmente calore, come rileva la termocamera con cui la tomba è stata esaminata.
Dracula riposa, davvero, a Napoli?