
In questo quartodicesimo capitolo di Riscopriamo Napoli, oggi vogliamo ricordare un grave episodio bellico che tuttora costituisce una ferita aperta. Nella notte tra il 10 e l’11 marzo del 1918 la città subisce un inaspettato bombardamento da un Zeppelin tedesco. Si tratta del primo attacco aereo che colpisce la metropoli napoletana.
La Grande Guerra e l’Italia
Il 24 maggio del 1915 l’Italia, nel rispetto del Patto di Londra, entrò in guerra contro gli imperi austro e tedesco affiancando le forze dell’Intesa. Il Regio Esercito è affidato al generale Luigi Cadorna che sotto il suo comando sferrò numerose offensive che sul piano strategico non sortirono l’effetto di sfondare le linee austriache.

Dopo la grave disfatta di Caporetto nel 1917, le forze italiane furono affidate ad Armando Diaz. A differenza di Luigi Cadorna, il nuovo generale aveva una visione più pragmatica e realistica della guerra, convinto che il modo migliore di vincere la guerra è attraverso una riorganizzazione dell’esercito. Per questo, migliorò le condizioni di vita nelle trincee, distribuì nuove e moderne armi e sopratutto intensificò l’arruolamento di nuove reclute.
Il piano di Diaz si rivelò fondamentale per rovesciare le sorti della Grande Guerra. Il fronte italiano riuscì a ristabilirsi dalla disfatta caporettiana ed il Regio esercito potè lanciare la controffensiva contro le forze austriache.
Napoli sotto un cielo di stelle… e bombe
Nel frattempo, la situazione per l’impero austro-ungarico diveniva sempre più instabile a causa dei problemi provocati dalla guerra. L’esercito austriaco si stava lentamente indebolendo a causa delle divergenze etniche e dipendeva quasi totalmente dall’alleato tedesco.
Per poter chiudere in fretta il fronte italiano, gli imperi centrali pianificarono le nuove offensive miranti a tagliare l’esercito italiano dai canali di rifornimento e constringerlo alla resa. Tra gli obbiettivi venne scelta Napoli, un bersaglio pericoloso da colpire considerata la sua distanza dal fronte.
Nella notte tra il 10 e l’11 marzo uno Zeppelin LZ104 (il più grande dirigibile dell’epoca) sganciò 6400 kg di esplosivo sulla città. A causa di alcuni errori di calcolo, tuttavia, la task force non centrò i siti industriali, colpendo, anzi, le sole aree abitate. La missione, dunque, si risolse con una strage compiuta ai danni dei civili, contando all’incirca 18 vittime.
Come si spiega il bombardamento di Napoli?

Nonostante il suo insuccesso strategico, il bombardamento aveva suscitato un panico generale tra i napoletani. Dopotutto, Napoli era una città distante dal fronte, dove la guerra si sentiva dalle sole notizie che circolavano per mezzo dei giornali o delle missive. Allora come si spiega questa inaudita violenza verso la popolazione civile?
La verità giunse a galla in un’inchiesta giudiziaria del 1920 che vide come capo d’accusa Ludwig Bockholt, colui che ebbe il comando del raid. Stando all’ufficiale tedesco, lo Zeppelin avrebbe dovuto colpire l’Ilva di Bagnoli, la Armstrong di Pozzuoli e le fabbriche di munizioni e le officine chimiche dell’Università.

Praticamente colpire Napoli avrebbe significato attaccare uno dei principali centri di rifornimento bellico italiano. Purtroppo, a causa di un eventuale errore di calcolo e dell’alta quota, le bombe furono gettate le zone Piazza Municipio, i Quartieri Spagnoli e i Granili di Posillipo.
Non solo i tedeschi…
… ma anche le difese italiane furono in parte responsabili del bombardamento. La Prefettura, infatti, era inizialmente convinta che le esplosioni furono provocate da gruppi di anarchici o da eventuali rivolte popolare. In virtù di queste considerazioni che la contraerea non venne attivata, limitandosi semplicemente ad inviare alcune guardie nella aree colpite.
Il bombardamento di Napoli rimane sicuramente uno degli episodi più sconcertanti della Grande Guerra. Per la prima volta la metropoli napoletana aveva subito un raid aereo che generò subito il panico generale. La popolazione italiana, infatti, capì che, anche a distanza dalle trincee, non poteva dirsi del tutto sicura.
Per Napoli il bombardamento del 1918 rappresenta un doloroso ricordo che si ripeterà quasi trent’anni più tardi, durante la seconda Guerra Mondiale. Da allora nei napoletani rivive forte quella sensazione di sgomento provocato dai raid aerei alleati e tedeschi e che avremo modo di rivedere negli spalti dei teatri con lo spettacolo di Mettici la mano (qui un nostro articolo)