Non tutti sanno che la città di Odessa, presa sotto di mira dalle truppe russe, venne fondata da un nobile originario di Napoli. In questa nuova puntata di Riscopriamo Napoli, cercheremo di riscoprire i rapporti che uniscono Italia ed Ucraina, prima che la guerra possa spezzare questo curioso legame.
Odessa: una “colonia” made in Napoli
La nostra storia ha inizio con il nobile José de Ribas. Figlio di un diplomatico spagnolo, nasce a Napoli nel 1749. La sua sarà una vita dedicata quasi interamente alla carriera militare; a soli sedici anni entra a far parte della Guardia Napoletana.
A vent’anni, grazie all’intercessione del nobile Aleksej Grigor’evič Orlov, dara inizio ad un’intensa collaborazione con l’esercito russo, partecipando, così, nei vari conflitti zaristi. In uno di questi, riuscì a sottrarre ai turchi il piccolo villaggio di Khadjibey nel 1789.
Josè vide in quel piccolo borgo sperduto un enorme potenziale che avrebbe garantito dei preziosi vantaggi economici all’impero zarista. Così propose alla zarina Caterina di convertire il villaggio in un porto, sottolineando il fatto che il mare non correva il rischio di gelarsi nei periodi invernali.
Il progetto venne approvato dalla zarina e così nel 1794 venne fondata la città di Odessa. In origine il nome doveva essere Odesso, in onore della vecchia colonia greca che sorgeva secoli prima. Fu la stessa Caterina a volere che il nome venisse convertito al femminile.
Una comunità napoletana
A beneficiare di Odessa non fu il solo impero russo, ma anche il Regno di Napoli. La città divenne il punto di arrivo di migliaia di napoletani desiderosi di farsi una nuova vita. Ben presto si formò in città una vasta comunità italiana che lasciò il suo segno.
Odessa si rimepì di numerosi esercizi commerciali che rimasero nelle mani dei napoletani e degli italiani in generale. I palazzi nobiliari furono creati secondo lo stile neoclassico illuminista per cui l’Italia era nota. Addirittura l’italiano divenne la seconda lingua ufficiale che si parlava in città.
Con il passare degli anni, la presenza italiana ad Odessa cominciò a scemarsi sempre di più. Gli unici segni della presenza italiana sopravvivono negli antichi palazzi e negli edifici che recano il segno dell’arte italiana. Tracce che, a causa del conflitto in corso, stanno correndo il rischio di andare distrutte per sempre.
Napoli omaggia il sole di Odessa: ‘O sole mio
‘O sole mio è sicuramente una delle più celebri canzoni mai concepite e che ancora oggi costituisce il simbolo dell’identità italiana. Però la canzone nasce non a Napoli come molti credono, bensì ad Odessa.
Il XIX° secolo vede artisti ed intelettuali napoletani intenti a girovagare in ogni parte del mondo in cerca di fortuna. Molte richieste provengono dall’allora Impero zarista alla costante ricerca di professionisti che contribuiscano alla crescita culturale russa.
Nel 1889 Giovanni Capurro si trovava ad Odessa quando iniziò a scrivere le note di ‘O sole mio. Secondo la tradizione l’ispirazione nasce quando il composistore aveva assistito all’alba sul Mar Nero. Così il compositore venne illuminato da una profonda nostalgia che si traduce nel celebre brano che ancora oggi ci rappresenta in ogni parte del mondo.
La corazzata Potëmkin
Concludiamo l’articolo con un celebre episodio che lega Odessa alla nostra cultura italiana. Nel 1905 la città divenne il centro di una rivolta operaia che ottenne il supporto dei marinai della corazzata Potëmkin che era ormeggiata nelle coste. La ribellione venne repressa nel sangue dai cosacchi nella notte del 28 giugno di quello stesso anno, provocando migliaia di morti.
Tuttavia a noi è nota la versione cinematografica offerta dal capolavoro La corazzata Potëmkin del regista Sergej Michajlovič Ėjzenštejn. Per ragioni di propaganda la pellicola ci fornisce una versione dei fatti in parte romanzata. La rivolta si consuma nella celebre scena della scalinata, dove si consuma una strage perpretata dai soldati.
La suddetta scena è stata girata proprio ad Odessa e ancora oggi è considerata tra le più belle scene mai realizzate nella storia della cinematografia. Non a caso la scala, un tempo nota come Grande Scalinata, è stata rinominata come scalinata Potëmkin in onore della pellicola.
Ovviamente per noi italiani il capolavoro di Ėjzenštejn ci perviene attraverso la celeberrima scena fantozziana de La corazzata Kotiomkin. La gag rappresenta uno di quei rari momenti di rivalsa del ragionier Fantozzi che riesce a lasciarsi alle spalle il suo servilismo ed assumere atteggiamenti di ribellione nei riguardi dei suoi prevarivatori. In fondo non aveva tutti i torti nel definire La corazzata Kotiomkin… una cagata pazzesca!