La storia della statua del Dio Nilo, chiamata anche Corpo di Napoli è lunga e travagliata densa di fatti più o meno chiari e altrettanti vuoti.
La prima volta che la statua del Nilo saltò alla ribalta storica fu attorno alla metà del XII secolo, come viene riportato anche da Camillo Tutini. Il marmo venne rinvenuto nell’area che oggi è il Largo Corpo di Napoli durante la fase di costruzione del Seggio di Nido, ma successivamente sembra che se ne siano perse le tracce fino al rifacimento dell’edificio alla fine del XV secolo.
Dio Nilo, perché?
Quella del Corpo di Napoli è una statua di periodo imperiale, databile tra il II e il III secolo d.C. che è stata ritrovata in quello che anticamente era il quartiere egizio di Neapolis. Era prassi comune in epoca antica realizzare statue che rappresentassero la personificazione di luoghi o fenomeni naturali, come il caso delle Divinità Fluviali del MANN, e il Corpo di Napoli è stato inizialmente letto in questo senso.
La statua quando venne ritrovata era acefala e si riteneva potesse rappresentare una figura femminile, data la presenza di alcuni putti, questo permise di ipotizzare che rappresentasse una madre che allatta i propri figli, cosa che fece orientare gli umanisti del XIV-XV secolo nel darle il nome di Corpo di Napoli. L’Idea che potesse rappresentare il Nilo venne avanzata per la prima volta da Angelo Di Costanzo nel 1581 visto che era stata proprio la statua a dare il nome al seggio di Nido, corruzione di Nilo, e che la statua era stata ritrovata nell’antico quartiere alessandrino.
Il periodo moderno
La cognizione che abbiamo oggi della statua è frutto di vari interventi di restauro e riposizionamento del dio Nilo. Inizialmente la statua venne posta su un basamento con un’epigrafe, dopo la demolizione degli edifici pericolanti attorno a essa. Vennero effettuati degli interventi di aggiunta più che di ripristino attraverso l’integrazione di una testa barbuta, una testa di coccodrillo ai piedi della figura e una sfinge sotto un braccio dallo scultore Bartolomeo Mori. A questi primi interventi ne seguirono degli altri attorno al XVIII XIX secolo visti i continui atti vandalici a cui il monumento era sottoposto.
La storia recente
Durante l’ultimo conflitto mondiale la statua del Nilo venne gravemente danneggiata, probabilmente un atto vandalico, tramite l’asportazione della testa di un putto e della sfinge che finirono sul mercato nero dei reperti archeologici. Gli ultimi interventi di salvaguardia del monumento sono avvenuti nel 1993, per una pulizia della statua, e nel 2014 per la ricollocazione della testa della sfinge ritrovata in Austria l’anno precedente dal nucleo apposito dei Carabinieri per la tutela dei beni culturali.