Si avvicina la V Giornata Mondiale dei Poveri istituita da Papa Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia del novembre 2016.
“I poveri […] ci evangelizzano – ha sottolineato il Papa – perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre”. E ha aggiunto: “Non possono essere solo coloro che ricevono; devono essere messi nella condizione di poter dare, perché sanno bene come corrispondere. Quanti esempi di condivisione sono sotto i nostri occhi! I poveri ci insegnano spesso la solidarietà e la condivisione”.
Real Albergo dei Poveri a Napoli
Torna in mente così il Real Albergo dei Poveri a Napoli, la cui costruzione risale al periodo del regno di Carlo III di Borbone. Nel 1749, infatti, Ferdinando Fuga fu chiamato a Napoli, nell’ambito del programma di rinnovamento edilizio del nuovo re, con l’incarico di progettare il gigantesco Albergo dei Poveri rivolto ad accogliere le masse di poveri del Regno.
L’opera rimase incompiuta e occorre risalire alla rivoluzione del 1799 quando Ferdinando IV impresse una svolta. Si decise di adottare un nuovo progetto che prevedeva un numero limitato di camerate.
Uno degli scopi di questa istituzione caritatevole fu di garantire i bisogni di sicurezza urbana, legato allo sviluppo della prima industrializzazione, che a Napoli aveva conosciuto uno sviluppo eccezionale, riprendendo le teorie della “città modello rinascimentale” sulla rieducazione dei detenuti e sul valore terapeutico del lavoro. Un altro scopo fu di assicurare agli orfani della Santa Casa dell’Annunziata i mezzi di sussistenza e l’insegnamento di un mestiere che li avrebbero potuti rendere autonomi nella vita quotidiana.
L’assistenza prima di tutto
Nonostante i buoni propositi, l’Albergo dei Poveri divenne un vero e proprio carcere, essendo etichettato come “serraglio”, cioè un luogo dal quale non sarebbe stato più possibile uscire. Nel 1838, nelle sale dell’Albergo trovò posto la Scuola di Musica che fornì per vari anni suonatori provetti alle compagnie militari e dove si avvicendarono insegnanti celebri, tra i quali Raffaele Caravaglios.
Sorse anche una scuola per sordomuti, senza mai perdere la sua primitiva impronta assistenziale. Nel corso degli anni si avvicendarono nei suoi locali un Centro di Rieducazione per Minorenni, un Tribunale competente a giudicare le cause riguardanti i minori di 18 anni, un cinema, delle officine meccaniche, una palestra, fino ad ospitare nel 1938 alcuni rappresentanti del Congresso internazionale di criminologia.
Dopo importanti crolli dell’ala su via Tanucci del 1929 e un terremoto del 1980, la proprietà dell’edificio passò al Comune. Quest’ultimo avviò il restauro nel 1999, ma è ancora in corso.
Cosa resta oggi dell’idea di Carlo di Borbone?
Nonostante il restauro non sia mai stato ultimato, forse il 2021 ha portato buone notizie per l’opera di Carlo di Borbone. Di fatto, il “Capitolo Sud” del Pnrr assegna alla rinascita dell’Albergo dei Poveri 100 milioni di euro. L’inserimento dell’opera nel Piano garantisce la ristrutturazione entro il 2026, dopo 30 anni di tentativi inefficaci.
E’ uno dei progetti di maggior valore simbolico attivati nel Mezzogiorno, sia per l’enorme valore architettonico del Palazzo sia per la vocazione sociale e culturale che può farne il cantiere-icona della rinascita del Sud.
“Il progetto del Real Albergo dei Poveri di Napoli prevede il completamento del restauro, la rifunzionalizzazione degli spazi ed un’attenta attività di valorizzazione del bene aperta alla partecipazione collettiva, anche con l’obiettivo di rigenerare lo spazio urbano connesso”.
Queste le parole del ministro della Cultura, Dario Franceschini, apparentemente speranzoso nei confronti del progetto.