Un velo di inquietudine si è posato sui napoletani un paio di giorni fa. Il sangue di San Gennaro non si è sciolto ed è così mancato uno dei tre consueti appuntamenti annuali con il celebre rito. Esso avviene tre volte l’anno: il sabato che precede la prima domenica di maggio, il 19 settembre ed il 16 dicembre. Nonostante si parli sovente di miracolo, è più corretto riferirsi al fenomeno della liquefazione del sangue come ad un prodigio. La differenza è sottile ma dice molto del rapporto di San Gennaro con la Chiesa.
Chi era San Gennaro?
San Gennaro visse nel III secolo dopo Cristo e fu vescovo di Benevento in un momento storico non molto favorevole per i cristiani: l’imperatore in carica era Domiziano, decisamente inclemente nei confronti dei seguaci di Cristo. San Gennaro fu accusato di proselitismo e decapitato a Pozzuoli. Alcune pie donne raccolsero parte del suo sangue versandolo in due ampolle, le stesse a cui noi napoletani siano così intimamente legati, oltre 1700 anni dopo.
La Deputazione
La prima cronaca che attesta il fenomeno della liquefazione del sangue risale al 1389, in occasione delle celebrazioni dell’Assunta. Tuttavia, è nei momenti più difficili che San Gennaro non ha fatto mancare il suo aiuto. Nel 1526 i napoletani, stremati dalla guerra tra spagnoli e angioini, dalle frequenti eruzioni del Vesuvio e, per non farsi mancare nulla, da un’epidemia di peste, si rivolsero direttamente al santo. Il 13 gennaio 1527 alcuni napoletani, i cosiddetti eletti della città si impegnano formalmente col santo. Se lui fosse intervenuto ad arrestare l’epidemia di peste, i napoletani gli avrebbero dedicato una cappella senza pari.
Nel 1601 gli eletti della città nominano una commissione di 12 membri detta Deputazione, allo scopo di sovrintendere ai lavori per la costruzione della cappella, che vedrà la luce solo nel 1646. La Deputazione è un organo laico che resiste tuttora, continuando a preservare il diritto di patronato della città di Napoli sulla cappella, in quanto espressione diretta della volontà del popolo ed indipendente dalla curia arcivescovile. Tale stato dell’arte è stato ribadito anche da vari pontefici, l’ultimo dei quali, Pio XI, nel 1927 ha confermato il diritto patronale della città di Napoli sulla cappella. Ancora oggi la deputazione gestisce le reliquie e il tesoro del santo.
Il sangue di San Gennaro
Il fenomeno della liquefazione del sangue è un evento che richiama l’attenzione di quasi tutti i napoletani. Esso dovrebbe ripetersi tre volte nel corso dell’anno solare, l’ultima delle quali – appunto – il 16 dicembre. In questa data, nel 1631, una violentissima eruzione del Vesuvio minacciò di distruggere la città e solo l’intervento del santo fece in modo che la lava non invadesse Napoli.
Molti parlano di miracolo ma per la Chiesa sarebbe più corretto parlare di prodigio. Il miracolo è un fenomeno straordinario formalmente riconosciuto come protetto da Dio. Il prodigio, invece, è una manifestazione meravigliosa di origine non necessariamente ma non spiegabile razionalmente. Invero, nel corso degli anni, la scienza non ha mancato di interessarsi alla questione della liquefazione del sangue del santo, proponendo più di una ipotesi. Celebre è quella per la quale all’interno delle ampolle sia contenuta una sostanza tissotropica, soggetta a rapidi cambiamenti di stato se sottoposta a sollecitazioni meccaniche, come accade per alcuni inchiostri.
Quasi certamente, però, il mistero sarà destinato a rimanere tale per molto tempo. La Chiesa, infatti, proibisce esplicitamente l’apertura delle ampolle, dunque le varie ipotesi non possono che rimanere tali. Così, da buoni napoletani, non possiamo far altro che scorrere con trepidazione le serie storiche di avvenimenti più o meno tragici legati alla mancata liquefazione del sangue, con un pizzico di superstizione. Tuttavia, mai come in questo periodo, grande è la confusione sotto il cielo. Ci piacerebbe pensare che, almeno per questa volta, San Gennaro si sia soltanto distratto.
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