Parlare della presenza di Donatello a Napoli è abbastanza difficile, se non addirittura impossibile. In città, alla produzione dell’artista fiorentino, è possibile ricondurre, non solo il Cavallo Carafa, ma anche il sepolcro del cardinale Rinaldo Brancaccio nella chiesa di Sant’Angelo a Nilo.
Donatello, una presenza-assenza
Particolarmente affascinante è il fatto che nonostante Donatello non sia mai arrivato fisicamente nella città di Napoli, la sua presenza diretta e indiretta è più che tangibile.
Donatello è stato uno dei principali scultori del primo Rinascimento italiano, attivo in ambito toscano, prettamente tra Firenze e Padova. A Napoli sono conservati la Testa Carafa, di cui abbiamo già parlato in precedenza, e, per l’appunto, il monumento funebre al Cardinal Brancaccio.
Il monumento si trova all’interno della chiesa di Sant’Angelo al Nilo, all’incrocio tra piazza San Domenico e via Mezzocannone, difronte la sede dell’Università l’Orientale.
Il sepolcro del Cardinal Brancaccio venne commissionato a Donatello e Michelozzo, durante il periodo della loro collaborazione, tra gli anni ’20 e ’30 del Quattrocento da Cosimo de Medici notaio e curatore testamentale del cardinale. Per realizzare questa particolare commissione i due artisti utilizzarono uno studio apposito affittato a Pisa, in questa maniera erano vicini alle cave di marmo di Carrara e in una delle principali città portuali dell’epoca, da cui poter inviare via mare il materiale una volta terminato.
Messinscena della morte
Il monumento funebre del Brancaccio è stato realizzato da Donatello e Michelozzo, aiutati anche da altri artisti, in circa due anni, esattamente tra il 1426 e il 1428. Si tratta di un monumento in marmo bianco di carrara con elementi policromi e dorati di circa 12 metri e una proiezione frontale di 4 e mezzo. Sembra quasi superfluo dirlo, ma la struttura è un chiaro richiamo ai canoni classici e dell’antico: si tratta di una struttura a baldacchino con colonne composite e capitelli corinzi che sorreggono un arco a tutto sesto con edicola sovrastante e amorini con trombe e ali dorate ai lati.
La cassa del sarcofago è sorretta da tre figure femminili, con la funzione di sorreggere il tutto, come le cariatidi di Atene. Sul coperchio del sarcofago è presente la figura della salma e l’Assunzione della Vergine, mentre all’interno dell’edicola a forma di cuspide è presente una figura in tondo del Redentore con elementi in oro.
Questo monumento funebre, con chiari riferimenti a un’altra opera coeva dello stesso Donatello, il monumento funebre all’antipapa Giovanni XXIII nel battistero di Firenze, segna uno dei punti più alti del primo Rinascimento partenopeo.