Il caffè non sarà patrimonio immateriale dell’Unesco.
La commissione nazionale per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha infatti bocciato la candidatura. Una grande delusione per i promotori dell’iniziativa che dopo la pizza miravano a far diventare il caffè italiano patrimonio dell’Unesco.
La cultura del caffè espresso
Una sconfitta sentita per i cittadini napoletani che già dal 2020 sarebbero stati felici di una prospettiva del genere. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, infatti, aveva trasmesso alla Commissione italiana per l’Unesco il dossier di candidatura “La cultura del caffè espresso napoletano”. E aveva così avviato la procedura di iscrizione nella lista del Patrimonio culturale immateriale Unesco.
A Napoli, preparare e consumare il caffè è considerato un’arte. Tanto da aver coniato anche la tradizione del cosiddetto ‘caffè sospeso’. I clienti lasciano già pagato al bar per chi entra dopo e non ha abbastanza soldi per pagarselo da solo. Un altro segno della tradizionale accoglienza e affabilità partenopea.
L’Opera lirica supera le altre candidature
Pecoraro Scanio esprime la propria soddisfazione sulla candidatura dell’Opera lirica nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco: “Da anni si attendeva la candidatura dell’Opera lirica italiana e del Belcanto per il riconoscimento Unesco […] Ora occorre fare cerchio comune, vincere uniti a livello mondiale e il prossimo anno proporre il rito del caffè italiano, la cui candidatura è stata oggi apprezzata dalla Commissione”.
La decisione ufficiale del consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco è difatti quella di presentare a Parigi l’Opera lirica per farla entrare, a partire dal 2023, nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità riconosciuto e tutelato dall’Unesco.