Negli anni ’60 abbiamo assistito a un vero ridefinirsi dell’arte e della cultura stessa che ruota attorno a quest’ultima, come se l’arte non fosse essa stessa cultura e metacultura di cui siamo bagnati tutti in una maniera o nell’altra. La donna dei nodi di George Brecht ne è un fulgido esempio.
Fluxus
Dal 1961 in poi si è iniziato a parlare di Fluxus, non una corrente artistica ma un vero e proprio movimento culturale trasversale a diverse branche della società: letteratura, pittura, arti visive, filosofia etc. Si è trattato a tutti gli effetti di una maniera anticonformista per mettere in discussione la società del tempo. La similitudine, la suggestione, la capacità di sapersi muovere da un settore della società all’altro in maniera fluida seguendo un flusso di idee non compartimentate è stato in una certa maniera il mantra del Fluxus.
Brecht
George Brecht è stato un chimico, in attività prevalentemente tra il 1950 e il 1965, ma soprattutto un artista legato proprio al movimento del Fluxus influenzato da Pollock e John Cage. A Brecht si deve proprio l’invenzione dell’Event caratteristico del Fluxus un tipo di azionismo diverso dall’happening, come sua parte semplice.
Brecht portò avanti un rapporto privato con la città di Napoli sin dal 1976 quando espone per la prima volta le sue opere nel Framart Studio di Nicola Incisetto. Si tratta in questo caso di una personale, mentre nel 1990 assieme a Allan Kaprow e Robert Fillow espone nella mostra collettiva Al di là della pittura, dove espone anche La donna dei nodi.
I nodi
La donna dei nodi di Brecht è in fin dei conti una sintesi dell’idea stessa del Fluxus. Abbiamo visto poc’anzi cosa sia per sommi capi questo movimento artistico e “la donna” ne è una giusta manifestazione, andando oltre quella che potrebbe essere una cognizione personale dell’arte e dei fatti che portano alla concretizzazione di essa.
Ogni elemento di questa scultura si riallaccia alla vita di George Brecht e episodi di vita vissuta che in questo caso partono dalla Germania e arrivano a Napoli dove si concretizzano
nell’esposizione di quest’opera che ha acquisito un proprio bagaglio “esperienziale” nel tempo. In una certa maniera la vita e l’arte vivono contemporaneamente nello stesso momento senza nessun tipo di separazione, come invece sono viste e vissute dai più, senza un confinamento settoriale.
La donna dei nodi, l’esperienza
La donna dei nodi prima è esposta dal 1990, ma l’opera nasce prima, nel 1973. Potrebbe essere interpretata anche come un viaggio onirico sotto certi aspetti, ma concretamente sono fatti avvenuti nel 1973 e che Brecht ha ma materializzato nella forma che vediamo secondo un processo a-logico. La figura è quella di una donna distesa con una corda annodata tra le mani:
la corda con i nodi è stata realizzata da una donna incontrata in una birreria di Colonia, il bianco è il richiamo al marmo della cava di Carrara visitata dall’artista. In ultimo un evento particolare impresso nella mente di Brecht: l’incontro con una donna distesa in terra a Milano, in maniera simile a quella dell’opera. La scultura è stata realizzata da Sauro Ferrari mentre la corda dalla persona del bar.
La donna dei nodi é uno sconfinamento continuo tra momenti differenti della vita. L’idea, sintesi della corrente stessa del Fluxus, é qui materializzazione di diversi eventi a cui l’artista prende parte e traspone così “in materia”.