Il ritorno del Figliol prodigo custodita nell’appartamento storico del Palazzo Reale di Napoli è una variazione di un precedente dipinto, dello stesso Mattia Preti realizzato nel 1656 e conservato oggi al Museo di Capodimonte.
Il Cavalier Calabrese
Mattia Preti è stato un’importante pittore del Barocco italiano. L’ambito culturale in cui crebbe Mattia era relativamente periferico, inizialmente venne formato dal parroco di Santa Barbara di Taverna, la sua città natale. La vera svolta per Mattia fu il trasferimento a casa del fratello maggiore a Roma nel 1630, cosa che gli permise di migliorare la tecnica e avvicinarsi agli stili di Caravaggio e della Maniera. Tra il 1630 e il 1651 ricevette diverse commesse a Roma dove di fatto mosse i primi passi prima come esterno all’Accademia di San Luca poi come pittore affermato. Dal ’53 al ’61 è stato a Napoli dove conobbe Luca Giordano, pittore che dovrà molto a Preti in particola modo per la svolta matura che darà luogo alla scuola pittorica napoletana del secondo Seicento.
A Napoli portò avanti un gran numero di commesse sia pubbliche che private che fruttarono anche una serie di somme cospicue all’artista. Non solo dipinti su tela, ma anche affreschi importanti come quello di Porta San Gennaro, sotto gli occhi di tutti, ma che pochi si rendono conto ci sia. A Napoli Preti iniziò a instaurare rapporti lavorativi anche con i Cavalieri dell’Ordine di Malta che gli commissionarono una serie di dipinti a La Valletta. Nel 1660 entrò anche a far parte dell’Ordine come Cavaliere di Grazia, cosa che poi permetterà all’artista di passare alla storia come il Cavalier Calabrese. Tra alti e bassi nei rapporti con l’Ordine per i pagamenti poco gratificanti ricevuti inizialmente per le proprie commissioni, Mattia Preti terminò la sua vita a Malta nel 1699.
L’operazione commerciale
Circa la realizzazione e la commissione di questa seconda versione del Figlio prodigo si conosce poco o niente per la verità. Il dipinto entra a far parte delle collezioni borboniche attorno al 1802 quando viene acquistato per conto dei Borbone dal loro agente Domenico Venuti. Durante quest’operazione Venuti entrò in possesso anche di altre opere di Preti quali l’Andata al Calvario e l‘Ecce Homo, tutti dipinti acquistati dalla collezione della famiglia Torlonia.
La parabola del figliol prodigo
Il dipinto fa parte della maturità di Mattia Preti, si tratta di una buona commistione delle influenze di Caravaggio e del Guercino che l’artista calabrese ha saputo far sue nel tempo. Di sicuro impatto è la scena centrale con il figliol che torna dal padre che lo accoglie di nuovo in famiglia, questo tipo di rappresentazione è pienamente guercinesca con una forte caratterizzazione dei personaggi esaltati da un forte chiaroscuro, vera tenebra in questo caso, che rende inserisce l’opera nel filone caravaggesco. Va anche sottolineato che lo sfondo della scena potrebbe esser riferibile a una città di mare o con una laguna come Venezia, cosa che permette di “attualizzare” all’epoca dell’artista il fatto biblico e allo stesso tempo portare nell’orizzonte dell’arte veneta il quadro.
Bisogna sottolineare che Mattia Preti ha più volte rappresentato questo episodio biblico, tanto da avere più versione anche stilisticamente differenti. Tra le tante quella di Palazzo Reale è probabilmente quella migliore sotto molti aspetti tecnici e non solo. Si tratta della piena raffigurazione dell’epilogo della storia che si manifesta con una compiuta consapevolezza artistica di Preti e allo stesso tempo con una profondità interpretativa della scena che la pone sopra a tutte le altre versioni realizzate durante la sua carriera.