Due mostri sacri del cinema italiano, Paolo Villaggio (che sostituì Adriano Celentano) e Lina Wertmüller insieme in una Napoli reduce dai trionfi azzurri condotti da Diego Armando Maradona. È questo il background del celebre film “Io speriamo che me la cavo” andato in onda questa sera dalle 21.20 su Rete 4. Tanti i riferimenti alla città partenopea del 1992, tra Camorra, malinconia calcistica, ma soprattutto voglia di imparare attraverso di piccoli scugnizzi napoletani. Bambini rappresentati da attori che hanno caratterizzato gli ultimi anni della televisione italiana come Ciro Esposito e Adriano Pantaleo, protagonisti del “Grande Torino” con Beppe Fiorello e dei remake di Eduardo De Filippo ad opera di Sergio Castellitto.
Ma non solo perché nel film diretto dalla celebre regista scomparsa nel 2021, figurano altri attori celebri della scena campana come Isa Danieli, candidata ai Nastri d’argento dell’anno successivo, Gigio Morra, Sergio Solli e Mario Porfito. Tra commedia e drammatico, una realtà cruda dove la leggerezza è sempre il fil rouge fondamentale. Il film vede come soggetto Alessandro Bencivenni, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Domenico Saverni, Lina Wertmüller, Andrej Longo.
Da dov’è tratto “Io speriamo che me la cavo”?
Ma è tutto frutto della regista premio Oscar? Il film è liberamente ispirato all’omonimo libro di Marcello D’Orta, ma alcuni cambiamenti. La pellicola non è ambientata ad Arzano, per ragioni di diritti d’autore, bensì nell’immaginario paesino di Corzano. L’ambientazione del film non avvenne a Napoli dato che alcuni malavitosi pretesero il 10% del budget del film per permetterle di svolgervi regolarmente le riprese, cosa che spinse dunque la regista a spostarne la location precisamente a Taranto, unita dalla presenza del mare e dell’ILVA.
Uno spaccato della società napoletana che quindi vede due differenze principali con il film, ovvero la zona e la presenza del mare. Io speriamo che me la cavo. Sessanta temi di bambini napoletani era il titolo del libro scritto nel 1990 dal maestro elementare Marcello D’Orta nella forma di una raccolta di sessanta temi svolti da ragazzi di una scuola elementare della città di Arzano. L’opera riuscì a vendere due milioni di copie tra umorismo, conversazioni ricchi di dialetto e struggente realtà. Un “Benvenuti al Sud” o “Scugnizzi” di altri tempi, tra riscoperta del Sud e del mondo dei piccoli, che nel 2007 ha ispirato il musical di Maurizio Casagrande e Enzo Gragnaniello.