Tanto, a volte troppo si è detto su Maradona, un personaggio senza tempo, una sorta di divinità, un’immagine iconica, la cui morte non ha ridimensionato, anzi semmai ha amplificato, rendendo leggenda il calciatore, al di là dell’uomo, o forse l’uomo oltre il calciatore.
Arte
La famosa prima statuina a S. Gregorio Armeno, le tre statue, due delle quali poste davanti e dentro lo stadio, rendono semmai fosse possibile, ancor più grande il mito del Pibe de oro.
E domenica, un grande giorno per la Napoli calcistica, ancora una volta Maradona è stato il protagonista, oltre la partita, i gol, la vittoria contro la Lazio di Sarri, uno che a Napoli, è diventato quasi un eroe!
La terza scultura, esposta nel Giardino delle Camelie del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, è opera dell’artista Christian Leporino si intitola ‘Il sogno dell’eroe’ e fa parte della collezione permanente del MANN. Donata dall’imprenditore Gianfranco D’Amato, è stata modellata in argilla, gesso e cera, per poi essere fusa in bronzo. E’ la metafora del bambino Diego e di ogni bambino, che corona il proprio sogno di diventare campione. La dea greca della vittoria Nike alata è abbracciata dal bambino, rappresentato con le stesse ali.
E Napoli è la culla perfetta dei sogni di quel bambino e di tutti i grandi visionari, di quelli che non si arrendono alla difficoltà della vita e che anzi provano a rendere difficile, anche quando la strada sembrerebbe in discesa.
Film
Diego Armando Maradona, è stato raccontato in tanti film, documentari ed approfondimenti: anche Paolo Sorrentino, vincitore dell’Oscar con “La grande bellezza”, nel film “E’ stata la mano di Dio”, ha omaggiato il campione argentino. La pellicola per certi aspetti autobiografica, narra anche dell’infanzia del regista e dell’amore di Napoli per Diego Armando Maradona. Il titolo evoca il famoso gol realizzato con un tocco di mano dal campione argentino ai Mondiali 1986 contro l’Inghilterra quando lo stesso Maradona, per giustificarsi, parlo di ‘Mano de Dios’.
Maradona – La mano de Dios è un film del 2007 diretto da Marco Risi, incentrato sulla vita del calciatore argentino Diego Armando Maradona. Il film mostra l’ascesa di Diego Armando Maradona nel mondo del calcio attraverso l’utilizzo dei flashback: capodanno del 2000 Maradona sente un forte malore, e la mente lo riporta in un pozzo in cui era caduto per recuperare un pallone da piccolo. Il film prosegue poi mostrando gli esordi del giovane calciatore negli Argentinos, per passare poi al Barcellona, fino ad arrivare al Napoli. Nel film viene fuori la natura più fragile dell’uomo Maradona, che lo porta all’utilizzo di droghe.
Molti altri film e documentari, ci hanno illuminato sulla vita di Diego Armando Maradona, ma sicuramente la luce più forte resta la sua, quella che emanava quando aveva un pallone tra i piedi e danzava sul campo.
Diego Armando Maradona
Impossibile descrivere Maradona, un artista e come tale uno spirito libero, le parabole dei suoi calci di punizione, sembravano pennellate del miglior Monet, impossibile parlare dei suoi gesti irriverenti, al limite della censura.
Era così tanto personaggio, da far dimenticare forse la cosa più importante, il calciatore enorme, per molti il miglior calciatore di tutti i tempi. Tanto grande, da farsi perdonare assenze ai ritiri, ritardi agli allenamenti ed una serie di cose che ad uno sportivo, difficilmente vengono concesse.
Qualcuno ha ipotizzato che Napoli sia stato un limite, altri che sia stato il suo ambiente ideale, ma Napoli ha riconosciuto in lui un re, lo ha coccolato, esaltato, mai condannato.
Perché Napoli è un po’ come Maradona, vive di eccessi, di contrasti, di genialità ed arguzia, del brutto e del bello. Vive immaginando che quel grande mostro, il Vesuvio, protegga i napoletani, che se si scioglie il sangue di San Gennaro, sarà un anno sereno, che lo spirito di Maradona possa entrare al vecchio San Paolo, ora stadio Diego Armando Maradona, e per magia, spingere i calciatori oltre le loro possibilità.
E non perché i napoletani, siano ignoranti e creduloni, ma perché sono idealisti, nell’accezione positiva del termine, sembrano rispondere all’appello di un altro grande sognatore, “Siate affamati, siate folli”.
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