Questa volta ci siamo voluti dedicare alle meraviglie della natura, Una personale EXTRA per lo scipionyx samniticus, meglio noto come Ciro. Non si tratta in questo caso della tecnica di un’artista propriamente detto, ma bensì della particolarità del ritrovamento e del primato che porta con sé questo reperto.
Importanza nazionale
Prima di analizzare le circostanze in cui è stato rinvenuto questo fossile è bene mettere in chiaro che si tratti di un ritrovamento di importanza capitale per la paleontologia italiana e mondiale. Potrebbe sembrare un’esagerazione ma non lo è. Ciro è un fossile con per lo meno tre primati: si tratta del primo dinosauro mai rinvenuto in Italia e che accerta la presenza dei grandi rettili sul territorio nazionale; il fossile è di una specie sconosciuta al mondo della paleontologia di cui il reperto di Pietraroja è l’olotipo;
lo stato di conservazione dell’esemplare è tale da permettere di osservare a occhio nudo parte degli organi interni.
Il ritrovamento
Ciro è stato ritrovato nel 1980 a Pietraroja, in provincia di Benevento, una cava di calcare di epoca cretacea da Giovanni Todesco e la moglie, entrambi appassionati di fossili che rinvennero il piccolo assieme ad altri fossili. Inizialmente Todesco scambio lo Scipionyx per una lucertola, solo a metà degli anni 90, dopo il successo di Jurassic Park iniziò ad avere il sospetto di avere ben più di una semplice lucertola tra le mani. Fatto controllare il fossile da Giorgio Teruzzi, paleontologo del Museo civico di storia naturale di Milano, ci si accorse che effettivamente il fossile era di dinosauro. Il reperto venne trattenuto nel Museo di Milano e Todesco venne inizialmente indagato per aver sottratto fossili allo Stato, un’accusa che poi venne a cadere. Successivamente Todesco venne anche riconosciuto come benemerito della ricerca e salvaguardia dei Beni culturali per la sua attività di salvaguardia dei fossili in giro per l’Italia.
Ciro e “parenti”
Quello di Ciro è un’olotipo, cioè l’esemplare su cui si basa la descrizione di una specie, anche perché al momento non sono noti altri esemplari dello Scipionyx. Ciro è, era, un’esemplare giovane, probabilmente di pochi giorni di vita e lungo circa 50 cm.
La paleontologia al momento sta ipotizzando a quale famiglia possa appartenere il genere Scipionyx
in quanto l’esemplare è giovane e presenta tutta una serie di elementi comuni alla maggioranza dei teropodi, il sottordine dei saurischi a cui appartiene Ciro. Negli ultimi 15 anni le teorie sono state principalmente due: la prima teorizzava che lo Scipionyx appartenesse a Compsognathidae, mentre uno studio recente del 2021 ha ipotizzato che invece potesse far parte di carcharodontosauride. Il fatto che si tratti di un’esemplare giovane non permette che di fare ulteriori congetture, considerando anche che il primo genere è relativo a piccoli carnivori dal peso relativamente contenuto, mentre il secondo contempla la possibilità che Ciro una volta adulto potesse anche raggiungere dimensioni da peso massimo all’apice della catena alimentare.
Occhio a cosa c’è dentro
Che Ciro sia un’esemplare giovane è abbastanza facile da capire, visto che ha tutti quei tratti che si trovano all’interno di esseri viventi nati da poco tempo, come le fontanelle ancora aperte sul capo. Quello che ha colpito gli scienziati è che il dinosauro presenta anche una buona rappresentazione dei tessuti molli interni. Non è la prima volta che i tessuti molli si conservano, ma mai quasi tutti e con la sistemazione interna. Gli unici tessuti che non si sono conservati sono le squame, o molto probabilmente le piume, di cui doveva essere ricoperto “il pulcino”. L’impronta lasciata dai tessuti interni è tale da aver lasciato segni non solo al livello macroscopico e tridimensionale, ma anche a quello subcellulare come evidenziato da recenti analisi sul fossile.
Oggi il fossile originale di Ciro Scipionyx è conservato presso la Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, mentre dei calchi sono presenti al Civico di Milano, al Paleolab di Pietraroja, e nei musei di Livorno e Trento.