A due passi dalla trafficata Piazza Trieste e Trento, troviamo un’opera rappresentativa della stagione architettonica ottocentesca del ferro e vetro: la Galleria Umberto I.
Oltre la sua indubbia bellezza, è utilizzata come elemento di collegamento tra i poli borbonici di Palazzo Reale e del Teatro San Carlo con via Toledo e via Verdi. La galleria infatti è dotata di quattro ingressi: Via Toledo, Via Santa Brigida, Via San Carlo e Vico Rotto San Carlo. L’ingresso principale può essere considerato quello difronte il teatro, caratterizzato da un’esedra con un porticato.
La storia
Nel 1884 l’epidemia di colera mise in ginocchio Napoli. In particolare i quartieri più colpiti furono i cosiddetti quartieri bassi (Porto, Pendino, Vicaria, Mercato), le cui abitazioni principali – i fondaci – e la sovrappopolazione, misero le basi per un contagio veloce e devastante.
L’ultimo piano regolatore risaliva al Viceregno cinquecentesco di Don Pedro de Toledo. Anche questo influì sulla scelta di un nuovo piano urbano, ormai necessario soprattutto per risolvere l’emergenza sanitaria.
I lavori di risanamento hanno interessato principalmente l’area intorno alla quale oggi sorge il Corso Umberto, ma non solo. Infatti, in quello stesso contesto di riqualificazione urbana, è stato raso al suolo anche il Rione Santa Brigida, un quartiere popolare e affollato, al posto del quale sorse proprio la Galleria Umberto I.
La felice frase del primo ministro Agostino Depretis, «Bisogna sventrare Napoli!», divenne immediatamente il motto della grandiosa impresa di riqualificazione della città.
La galleria e le sue architetture
Progettata dall’ingegnere Emanuele Rocco su tre piani in stile liberty a quattro ingressi, venne costruita in appena tre anni tra il 1887 e 1890. La copertura in ferro e vetro, reale fiore all’occhiello dell’intera opera, è invece una realizzazione di Paolo Boubée. La cupola raggiunge un’altezza di 56 metri ed è una vera e propria opera d’arte senza eguali.
Ricordiamo che in questi anni sorsero diverse gallerie commerciali simili. Sempre a Napoli è del 1883 la Galleria Principe, nel quartiere Museo; altrove in Italia, invece, ricordiamo le gallerie di Genova e sopratutto di Milano.
In particolare la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano del 1875, sembra particolarmente simile alla nostra galleria Umberto I, ma nei fatti non è così. La galleria milanese è più lunga, ma la struttura della copertura di quella napoletana, realizzata venti anni dopo, ha un altezza maggiore.
La sua inaugurazione è avvenuta il 10 Novembre 1892, per mano del sindaco Nicola Amore. In poco tempo nella Galleria si concentrarono botteghe, studi professionali, redazioni di giornali, uffici e atelier di moda fino a diventare uno dei luoghi dove accadevano i piccoli e grandi eventi della città di Napoli.
Gli interni
L’interno della galleria è un’esplosione di stucchi e decori Liberty, uniti all’eleganza dello stile neorinascimentale.
La struttura della galleria è cruciforme, con quattro bracci che si incontrano sotto la maestosa cupola in ferro e vetro.
I pavimenti policromi hanno delle fantasie ricorrenti, come il ciclo delle stagioni e i segni zodiacali. In particolare il pavimento che si trova esattamente sotto la cupola, dove possiamo trovare i vari segni dello zodiaco, è frutto di un rifacimento degli anni ’50 ad opera della ditta Padoan di Venezia, che li realizzò a sostituzione degli originali danneggiati dal calpestio e dalla guerra. Infatti ricordiamo che i bombardamenti provocarono la distruzione di tutte le coperture in vetro, che vennero ricostruite successivamente.
Shopping e…non solo
La Galleria Umberto I è sicuramente nata a scopo commerciale, infatti da sempre è stato un luogo pieno di negozi, bar e tavolini per consumare una pausa golosa. Era ed è il luogo adatto dove attendere l’inizio dello spettacolo del vicino teatro, e proprio qui si è aperto il primo café chantant in Italia, nel 1890, il Salone Margherita.
Ogni anno, inoltre, durante il periodo natalizio viene posto nel punto in cui i quattro bracci si uniscono, un maestoso albero di Natale che in breve si riempie di biglietti e letterine. Spesso però viene rubato dai ragazzi del quartiere adiacente, che utilizzano il legno per un’altra festa tradizionale molto sentita, quella del Falò di Sant’Antonio, tra il 17 e il 19 gennaio.
L’attenzione nella costruzione della galleria, fa intendere che il suo scopo oltre ad essere commerciale, era anche monumentale. Senza essere svilita dalle meravigliose costruzioni nei dintorni, come la Chiesa di S. Francesco di Paola, la Galleria Umberto resta ancora oggi un grande snodo commerciale, ma soprattutto un’architettura di un fascino unico.
Sicuramente, però, meriterebbe più cura da parte delle istituzioni. Spesso abbiamo visto la nostra Galleria cittadina versare in condizioni di abbandono che non rispecchiano più gli antichi fasti della struttura. La condizione di degrado nel 2014 è scaturita nel crollo del rosone della porta che affaccia su via Toledo, colpendo un ragazzo di soli 14 anni, Salvatore Giordano, che perse la vita poche ore dopo.
Per parlare ancora dell’arte e della cultura della nostra città, dobbiamo averne cura e anche se dopo quest’episodio gravissimo qualcosa si è fatto, forse non è ancora abbastanza.
Potrebbe interessarti:
La scomparsa del Rione Santa Brigida
Buon compleanno Tour Eiffel! La Belle Époque francese e napoletana
1 thought on “Un secolo e mezzo della Galleria Umberto I”
Comments are closed.