Francesco Guarini è stato un pittore del Seicento napoletano dalla carriera veloce e significativa, terminata forse in maniera acerba prima di poter esprimere completamente il proprio potenziale.
Guarini, tra Caravaggio e gli Orsini
Guarini nacque in una frazione di Solofra, Sant’Agata di Sopra, nel 1611, dovette apprendere i rudimenti della pittura fin da giovane dal padre Giovanni anche lui pittore prima di esser messo a bottega da Stanzione a Napoli fino al 1628 circa. Francesco Guarini iniziò poco più che ventenne a occuparsi della bottega di famiglia e dal 1636 in poi ne divenne il titolare con il passaggio di consegne da parte del padre, in questo frangente si inserisce anche la commissione, in continuità con le commissioni paterne, di una serie di tavole per il transetto della Colleggiata di Solofra. Dalla fine degli anni ’30 iniziò a segnalarsi la differenza stilistica e non solo tra padre e figlio, se Giovanni poteva essere inquadrato in quella corrente pittorica semplicemente devozionale,
Francesco, probabilmente anche grazie all’esperienza con Massimo Stanzione seguace di Caravaggio, riuscì a manifestare un caravaggismo maturo e indipendente
pienamente rientrante in quei canoni che stavano facendo la fortuna della pittura napoletana ispirata da Caravaggio.
Negli anni ’40 Guarini si legò alla famiglia feudataria di Solofra: gli Orsini. Durante l’ultima parte della sua vita Francesco accetto diverse commissioni dagli Orsini tanto da legarsi a loro in maniera sempre più stretta prima con la realizzazione della Madonna del rosario per il convento di San Domenico Maggiore a Solofra e poi per altri soggetti a tema religioso a Gravina di Puglia, centro di potere degli Orsini. Guarini nel rapporto con la famiglia Orsini avrebbe trovato la chiave di volta per espandere la sua rete commerciale e di contatti, in un momento in cui la famiglia si stava espandendo verso Roma con la carriera di Pier Francesco, poi papa Benedetto XIII, ma di fatto la vita dell’artista finì repentinamente.
I misteri di Guarini
Sulla fine dell’artista circolano diverse storie, secondo una delle versioni tramandate da Bernardo De Dominici nelle sue Vite Guarini si sarebbe lasciato morire dopo che la donna che amava era morta per mano del marito geloso anche se è probabile che la morte sia sopraggiunta per una malattia improvvisa o un incidente sul lavoro. Fatto sta che oggi non ci è dato sapere neanche dove riposino le sue spoglie mortali, alla sua morte la famiglia Orsini decise di dedicargli delle solenni esequie, anche in ricordo del fitto legame che c’era tra l’artista e la famiglia. Si decise di far tumulare il corpo nel Duomo di Gravina, ma fatto sta che successivamente durante dei controlli effettuati nella chiesa ci si è accorti che in quella che dovrebbe essere la tomba di Guarini non c’è nulla.
San Giorgio
Il San Giorgio di Francesco Guarini fa parte della collezione di Intesa Sanpaolo a Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli. Il San Giorgio è un dipinto datato al 1650 circa, pertanto inquadrabile all’ultimo periodo dell’artista quando questi lavorava per conto degli Orsini, da questo punto di vista probabilmente si inserirebbe all’interno delle opere a sfondo devozionale commissionate in quel periodo.
L’opera rappresenta San Giorgio in veste di cavaliere con la lancia e il drago, morto, posto al lato destro del dipinto.
Come da tradizione caravaggesca i colori predominanti sono quelli del rosso e del giallo messi in risalto dalla luce che conferisce una perfetta resa volumetrica del volto del santo e delle sue mani,
da notare come la mano sinistra che tiene la lancia appaia ossuta, con le nocche e i legamenti arrossati, tesi quasi a trasmettere la tensione e il peso dello strumento che tiene tra le mani il ragazzo. La luce cade da dall’angolo superiore sinistro verso quello inferiore destro illuminando principalmente le spalle, il mantello rosso, il volto e le mani dando una resa naturale del soggetto, che si potremmo anche ipotizzare fosse un modello ivi presente, mentre il drago morto e con la testa penzolante ha una resa meno realistica, vuoi per la messa in ombra rispetto agli altri elementi del dipinto vuoi perché forse Guarini in quel caso ha lavorato prettamente di fantasia, forse.
Questo dipinto potrebbe essere preso a esempio di Francesco Guarini stesso perché rappresenta un’uomo giovane, che ha compiuto la sua impresa, ma che allo stesso tempo ha attorno un certo mistero, di quest’opera sappiamo molto poco, esattamente come per Francesco.
Nella prossima puntata ci occuperemo dei Metrò dell’Arte.
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