L’arte è cultura, è maniera di intendere la vita e l’essenza stessa in cui una persona, un gruppo, un popolo partecipa alla consistenza stessa del suo essere. Nel caso di oggi l’arte mette in risalto e rende omaggio a una pratica atavica, catartica e ctonia della città di Napoli con Spirits di Rebecca Horn realizzata per rendere omaggio al culto delle capuzelle al Cimitero delle Fontanelle.
La Horn e gli Spiriti di Madreperla
Per le festività natalizie del 2002 la Regione Campania commissionò all’artista tedesca Rebecca Horn un’opera da esporre in Piazza del Plebiscito. La Horn per l’occasione realizzò un’opera che omaggiasse la città e fosse in linea anche con un linguaggio dell’arte che fosse universale e comprensibile da tutti, esattamente come la stessa artista ha sempre inteso. L’opera chiamata Spiriti di Madreperla era costituita da
333 teschi in ghisa fusi a immagine e somiglianza di una delle Capuzzelle del Cimitero delle Fontanelle cu sui erano sospesi dei cerchi al neon come se si trattasse di aureole.
L’idea era il contrasto tra quegli elementi celesti e terreni entrambi legati a un’idea di presenza e scomparsa della persona che comunque rimaneva tra la gente, situata li nella piazza, luogo di vita e di transito della città stessa.
Arte lingua universale
Generalmente quando si parla di lingua universale si pensa alla matematica, però è anche vero che l’arte è alla pari dei numeri, in certi casi, linguaggio universale e simbolico comprensibile ai più. Rebecca Horn si affacciò all’arte come medium espressivo da piccolissima, preferiva la pittura alla parola quando negli anni ’50 parlare e scrivere tedesco non era sempre ben visto. Decisa a intraprendere la carriera artistica decise di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Amburgo che però dovette lasciare dopo poco tempo a seguito di una grave forma di avvelenamento, probabilmente a causa della fibra di vetro con cui lavorava senza protezioni. Quello a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 fu un periodo di concettualizzazione espressiva e ricerca per la Horn che visse per un lungo periodo in isolamento a causa dei postumi dell’avvelenamento, la degenza ospedaliera e i lutti familiari. Durante questo periodo dove “riordinò le idee”e si dedicò ai suoi celebri body extension, costruzioni in tessuti e materiali inerti che permettessero di vincere l’idea di solitudine proiettando la figura dell’uomo verso l’esterno, verso l’altro. Famosi in questo periodo furono Einhorn, un’abito con un lungo corno sul capo, e Pencil Mask costituita da una una serie di cinghi disposte a rete nei cui punti di intersezione erano presenti delle matite, ma queste sono solo alcune delle tante. Dopo questo periodo si dedicò alle performing art inserendo le sue body extension all’interno.
Spirits
Nel 2005 con alcuni dei teschi presenti in Spiriti di Madreperla Rebecca Horn realizzò Spirits un’opera site specific per il museo Madre. L’opera è costituita da una serie di teschi in ghisa poggiati su delle cassette in metallo contenente il meccanismo per far ruotare uno specchio posto dinanzi a ogni “capuzzella” modificando di volta in volta, in vari momenti del giorno, la luce che gli specchi riflettono sui teschi. In continuità con l’opera di piazza del Plebiscito anche qui il tutto è illuminato da dei neon color madreperla con l’aggiunta di una musica in sottofondo realizzata dal musicista Hayden Danyl Chisholm.
Quello che vuole la Horn è
suscitare un senso di continuità tra la vita e la morte, o meglio ancora in quella linea che è l’esistenza di una persona costituita dalla vita e dal ricorso di essa in cui le due parti sono divise dal momento della morte.
La presenza dell’estinto anche dopo il suo trapasso, il sollievo della cura e dell’attenzione dei vivi verso i morti, come le capuzzelle adottate e curate dal popolo di Napoli.
Nel prossimo episodio parleremo di San Giorgio di Francesco Guarini.
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