La discesa in B: tante ombre sugli azzurri
Precedentemente alla “grande” impresa del 1962, sul Napoli gravavano tanti dubbi. Nella stagione 1960-1961, non servì a nulla il lungo susseguirsi di allenatori durante l’intero biennio: ad iniziare l’annata sulla panchina ci fu Amedeo Amadei, ex Roma, coadiuvato successivamente dal leggendario Renato Cesarini nelle vesti di direttore tecnico; dopo una serie di risultati deludenti, fu Attila Sallustro a ricoprire il ruolo di allenatore, anche lui con scarsissimi risultati.
Il verdetto finale di quella stagione dannata fu terribile: fuori al secondo turno di Coppa Italia e diciassettesimo posto in campionato, che avrebbe significato Serie B. Un altro record di quella stagione impietosa fu quello di vittorie: alla fine del torneo, il tabellino ne segnava soltanto 7. Il Napoli tornò così in serie cadetta, facendo presagire un cambio generazionale che avrebbe almeno dovuto riportarli nella massima serie.
1962: l’impresa partenopea
La sopravvenuta discesa in cadetteria comportò un cambio di volto: ai saluti giocatori come Del Vecchio e Di Giacomo, sostituiti tra tutto tra Luigi “Gigi” Simoni e Pierluigi Ronzon (che ritornerà presto). Sulla panchina azzurra sedeva Fioravante Baldi: ha vestito la maglia del Napoli nel campionato 1945-1046, indossando fino al 1943 anche quella del Grande Torino.
Tuttavia, la scelta di Baldi e del cambio del parco giocatori non comportò inizialmente grandi risultati; la squadra stentò nel decollare e il 31 gennaio 1962, ritiratosi da poco, è assunto da allenatore la vecchia gloria, Bruno Pesaola. Da quel momento in poi, la stagione dei partenopei subisce un deciso cambio di passo: con il secondo posto conquistato, dietro alle spalle del Genoa, il Napoli conquista subito la promozione diretta nella massima serie del campionato italiano di calcio. Ma non è finita qui.
Dopo aver superato, nell’ordine: Alessandria, Sampdoria, Torino, Roma e Mantova, gli azzurri sono incredibilmente in finale di Coppa Italia. Ad affrontarli c’è la SPAL, che ha appena conquistato una salvezza tranquilla in Serie A, capace di battere per 4-1 la Juventus in semifinale.
Napoli 2-1 SPAL: la prima Coppa Italia è in bacheca
Pontel; Molino; Gatti; Girardo; Rivellino; Corelli; Mariani; Ronzon; Tomeazzi; Fraschini; Tacchi. L’11 titolare del Napoli fa’ leva, sopratutto, sui gol di Gianni Corelli, che risulterà il miglior marcatore stagionale. E’ proprio quest’ultimo che porta in vantaggio gli azzurri, al 12′, con un calcio di punizione di ottima caratura. Dopo quattro minuti, tuttavia, la SPAL pareggia i conti con Micheli. Ne segue una partita molto maschia, giocata bene da entrambe le squadre, che non vogliono mollare per niente un traguardo che sarebbe in ogni caso eccezionale.
Al 78′, Pierluigi Ronzon la picchia. Gli azzurri, da quel momento in poi, gestiscono la partita e la mettono in cassaforte. Al triplice fischio, nessuno capisce esattamente ciò che è successo in quel caldo pomeriggio di fine giugno, all’Olimpico di Roma. Il Napoli, squadra di Serie B, porta in bacheca la sua prima Coppa Italia. Esattamente 40 anni prima, il 16 luglio 1922, il Vado aveva compiuto un’impresa identica, battendo l’Udinese con un gol di Levratto.
Nella gara di domani, la Coppa Italia sarà assegnata a una delle due grandi realtà del nostro calcio (Atalanta e Juventus, ndr), e Vado e Napoli rimarranno per un anno ancora le uniche capaci di compiere una simile impresa.
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