Nasce la stella di Sivori: River, Juventus e Pallone d’Oro
Omar Sivori, nato il 2 ottobre 1935, esordì nel 1954 nel campionato argentino. Canterano del River Plate nel periodo d’oro de “La Máquina”, si guadagna il soprannome “El Cabezón” per via della sua folta capigliatura. Nel suo River resta poco (quattro anni, ndr), ma è abbastanza per vincere tre campionati ed esprimere un calcio armonico che fa innamorare anche la Juventus.
A 21 anni, per 10 milioni di pesos e grazie alla mediazione di Renato Cesarini, arriva in Italia per vestire la maglia bianconera. Già al primo allenamento, Sivori fa capire che quei pesos sono stati spesi più che bene. Insieme a John Charles e Giampiero Boniperti, l’argentino formerà il “Trio Magico” e vivrà i suoi anni migliori da calciatore. Arriveranno tre scudetti e tre Coppe Italia, una Coppa delle Alpi ed un titolo di capocannoniere del campionato nel 1960.
L’anno successivo, “El Cabezón” riuscirà ad imporsi come miglior calciatore dell’anno ed a vincere il Pallone d’Oro, il primo oriundo a farlo; nello stesso anno, dopo aver giocato con l’Argentina, esordirà anche in maglia azzurra nell’amichevole contro l’Irlanda del Nord, segnando anche un gol.
1965: dalla Juventus al Napoli
Per 70 milioni di lire e due motori per la flotta navale, Achille Lauro riuscì a portare il fuoriclasse sudamericano in Campania, plasmando una delle coppie più famose che abbiano mai vestito la maglia azzurra; con Jose Altafini e Sivori, coadiuvati dal lavoro infaticabile e più che utile di Cane, il Napoli riuscì a vincere la Coppa delle Alpi nel 1966 ed a collezionare un terzo posto in campionato. L’anno successivo, con 5 gol e giocate circensi, Omar Sivori mantenne il Napoli sul tetto dei grandi con un quarto posto al termine della stagione.
L’anno di grazia per gli azzurri è il 1968: ci sono Zoff e Iuliano, Barison, Altafini e Sivori. In realtà, l’argentino, durante una tournée in Colombia nell’estate del 1967, si procurò un infortunio al ginocchio che lo terrà lontano dai campi di gioco il più delle volte. Nonostante tutto, con 7 presenze e 2 gol, il Napoli colleziona 37 punti e si piazza al secondo posto dietro il Milan campione.
“O tu, o tu che sei stato…”
Il 1 dicembre 1968, contro la sua ex squadra, Sivori gioca la sua ultima partita da calciatore professionista. A conferma del suo fare focoso e veemente, resta nella storia il litigio con l’arbitro Pieroni proprio in quel match, che lo espelle in un finale che (forse) avrebbe dovuto essere diverso.
Un Pallone d’Oro, un anarchico del pallone, non poteva che terminare la sua carriera in modo spettacolare, nonostante meritasse un’altra uscita di scena degna dei suoi piedi. Il 22 dicembre dello stesso anno, durante “Canzonissima”, Sivori annuncia in collegamento da Napoli la fine della sua carriera. “O tu, o tu che sei stato nel cuore…”, gridato in maniera reboante da Walter Chiari, accompagna il calare del sipario di uno dei più grandi della storia. Da piccolo era noto come “El Pibe de Oro”: tra una ventina di anni, più o meno, ne arriverà un altro al San Paolo. E saranno gioie.
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