18 maggio 1894: la nascita del mito
Giorgio Ascarelli nasce a fine secolo nella città di Napoli, figlio di un titolare di una grande industria di tessuti che portava il suo stesso nome (Salomone Pacifico Ascarelli, ndr). Il piccolo Giorgio, appassionato di pittura e storia dell’arte, coniuga perfettamente questo amore con quello del calcio: sarà tra i protagonisti principali del rinascimento ebraico napoletano, tanto da far estendere la sua attività industriale fino al Nord-Italia.
Nel 1908, si avvicina per la prima volta al mondo del calcio; infatti, Ascarelli è tra i fondatori dell’Open Air Sporting Club, scioltosi soltanto tre anni dopo. Nel 1925, rileva la presidenza dell’Internaples da Emilio Reale e, grazie ad alcuni rinforzi estivi, riuscì addirittura a conquistare il titolo di “Campione di Campania” e arrivare in finale di lega contro l’Alba Roma. Nonostante ciò, i capitolini ebbero la meglio nella doppia sfida.
1926: la nascita dell’A.C. Napoli
Con l’approvazione della Carta di Viareggio, il 2 agosto dello stesso anno l’Internaples riuscì a ricevere dal CONI fascista l’ammissione al nuovo campionato italiano unificato, vinto dal Torino ma revocato in seguito al famoso “Caso Allemandi”.
Il 25 agosto 1926, in seguito a questo avvenimento, i soci dell’Internaples (tra cui Ascarelli) si riunirono per il cambio di denominazione del club. Essendo il vecchio nominativo formato dal prefisso “Inter” (che richiamava, inevitabilmente, all’Internazionale Comunista) e “Naples” (osteggiato dal regime in quanto termine straniero), si decise per “Associazione Calcio Napoli”.
Ascarelli si rivelò fondamentale anche a livello nazionale, non solo per la città di Napoli. Nel 1929, infatti, fu in grado di convincere la FIGC ad allargare il campionato a 18 partecipanti, tra queste l’A.C. Napoli. Il campionato 1929-1930 sarà il primo della storia giocato a girone unico e incoronerà come campione l’Ambrosiana-Inter, guidata dai gol e dall’estro di Giuseppe Meazza.
La morte e l’eredità
Quel campionato sarà il primo e l’ultimo da presidente di Giorgio Ascarelli, che morirà a pochi mesi dal termine della stagione. Si dimostrò un dirigente federale di grande livello, ma anche un presidente molto avanti nel tempo grazie alle sue idee e le intuizioni. Il Napoli arrivò addirittura 5°, portato fin lì dalla coppia Sallustro-Vojak, voluta proprio dal presidente.
Un anno prima della sua morte, nel 1929, Ascarelli commissionò a sue spese un grande stadio all’interno del Rione Luzzatti; fu inaugurato nel febbraio dell’anno successivo con il nome “Vesuvio” ma intitolato, a furor di popolo, “Stadio Giorgio Ascarelli” il mese successivo. A causa delle sue origini ebraiche, il regime fascista ritenne inopportuna quella denominazione e decise di cambiarla in “Stadio Partenopeo”, che finirà distrutto dai bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale. Nonostante ciò, il nome di Ascarelli continua a sopravvivere in quella zona: difatti, quel rione di case ove sorgeva il vecchio stadio è ancora ricordato come “Rione Luzzatti-Ascarelli”.
Soltanto nel 2011, il comune di Ponticelli ha scelto di intitolare il proprio impianto ad un uomo capace di stravolgere la storia sportiva di una città e di una nazione, il tutto con estrema saggezza e pragmatismo, inviso da un regime ma rispettato da chiunque.
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