Uno dei più grandi artisti dell’arte povera italiana è senza dubbio Michelangelo Pistoletto. Sono tante le opere realizzate dall’artista durante una carriera lunghissima, tra le più note sicuramente è da annoverare la Venere degli Stracci.
L’arte Povera di Pistoletto
Tra gli artisti dell’Arte Povera un posto di riguardo lo ha sicuramente Michelangelo Pistoletto. Pistoletto iniziò il suo percorso nell’arte come apprendista nella bottega di restauro del padre approfondendo i temi dell’arte medievale e rinascimentale per poi iniziare a interessarsi al mondo artistico contemporaneo e della pubblicità. Dopo un periodo in cui sperimenta varie tecniche pittoriche, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 si avvicina all’Arte Povera, con gli Oggetti in meno e le prime versioni de La Venere degli Stracci. Dagli anni ’70 in poi Pistoletto espone in mostre personali e non collaborando con importanti musei in giro per il mondo. Un filo conduttore in tutta la sua vita artistica è senza dubbio l’idea del mettere in discussione la presenza dell’artista, non in maniera soltanto fisica, ma anche mentale, in maniera trascendentale all’interno dell’opera d’arte.
Questa concezione che si respira e si vede sin dalla Venere e arriva ai giorni nostri, l’Artista è una persona che ha un messaggio da trasmettere, proprio o meno, e dall’operato stesso di Pistoletto traspare come il compito ultimo sia il bene della società, farla pensare, riflettere suoi suoi gesti, perseguire il bene comune.
La Venere degli Stracci
L’installazione è presente in diverse copie realizzate a partire dal 1967, da quella presente all’interno della Fondazione Pistoletto di Biella a quella presente all’interno della Tate Gallery di Liverpool. Per quanto riguarda Napoli la Venere è presente all’interno della collezione del museo Madre, al momento aperto come centro vaccinale. Formalmente si tratta di una Venere di modello classico, o meglio neoclassico visto che si tratta di una copia della Venere con mela di Thorvaldsen, rivolta verso un cumulo di stracci che permette di osservare soltanto la parte posteriore della statua.
Un “Pronto moda”
La costruzione ideologica che viene realizzata da Pistoletto per questa installazione è quella di accostare la realtà neoclassica, con la bellezza della Venere di Thorvaldsen, con quello che è stato il mondo classico per antonomasia della bellezza rappresentato da un insieme di abiti usati e ammucchiati davanti alla Venere. Tutto ciò che vediamo, in questo caso, è un insieme di oggetti di poco valore, abiti usati che per la qualità e la maniera in cui sono ammucchiati potrebbero essere la merce di una qualsiasi bancarella di “pezze americane” e una statua in cemento utilizzata in genere per abbellire i giardini. Quella di Pistoletto in questo caso è un vero e proprio modo di porsi verso l’arte ricalcando quella che era anche la maniera di intendere l’arte povera secondo il critico Germano Celant che teorizzò questa concezione dell’arte moderna.
L’artista non ha realizzato i manufatti che compongono l’installazione, bensì ha avuto il ruolo di aggregatore della materia.
Pistoletto ha messo insieme i vari oggetti che compongono la Venere degli Stracci realizzando una forma di arte che potrebbe ricalcare il “pronto moda” vale a dire una forma di installazione che è “prodotto terziario” della società che la concepisce e produce rendendola per certi versi anche replicabile virtualmente all’infinito e in maniera veloce, il tutto in maniera anche abbastanza relativa.
Chi o Cosa è la Venere?
Anche visivamente è impressionante e imponente nella sua dimensione relativamente contenuta. Osservate bene la donna, è davanti un cumulo enorme di cenci, abiti, una matassa informe di abiti. Quella persona, rappresentata dalla Venere, bella in sé per sé, per se stessa, cerca un qualcosa che la valorizzi, la renda bella per gli altri, una forma di mezzo espressivo per rapportarsi con il mondo circostante.
Potrebbe rappresentare tanto l’archetipo dell’indagare la propria figura sul come rapportarsi con gli altri,
il sé che deve trovare la maniera per essere comunicabile al mondo esterno,
tanto potrebbe essere la sintesi del mondo odierno consumista che cerca di mascherare l’individuo attraverso un eterna produzione di maschere che si accumulano davanti alla persona che dovrebbe anche arrivare a spogliarsene prima o poi per farne il quadro della situazione. In ultimo, semplicemente, ma anche in maniera comica potrebbe essere semplicemente la persona che alberga dentro tutti noi, delle volte, e che ci fa pensare in un eterna indecisione “cosa mi metto? non ho nulla da mettermi?”.
Nella prossima puntata parleremo del famoso mosaico, attualmente in restauro al MANN, della Battaglia di Isso
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