Era l’anno della riapertura del mercato agli stranieri, di Bruscolotti e del “Giaguaro” Luciano Castellini, ma soprattutto di Ruud Krol. Arrivato con le stimmate della colonna del Grande Ajax sarà, nonostante la sua carriera stesse volgendo ai titoli di coda, uno dei giocatori più forti mai visti nel terreno di gioco dello stadio San Paolo. Un trattato di forza, tecnica e impressionante intelligenza calcistica: in quell’anno il Napoli sognerà, volando in alto in classifica come i palloni al bacio dell’olandese elegante. Era il 1980 ed al Napoli arrivava il “difensore totale”.
“Snabbel en Babbel” ed il calcio pirotecnico di Rinus Michels
Rudolf Josef Krol, detto “Ruud”, come ogni ragazzino di Amsterdam discretamente bravo con il pallone tra i piedi, intraprende la carriera tra le file dei Lancieri. Nel 1968 esordisce in prima squadra con Rinus Michels in panchina e quella sarà la sua unica presenza. Dopo l’addio di Van Duivenbode, Ruud Krol diventa il terzino sinistro titolare dell’Ajax e lo sarà fino al 1980. Giocare nell’Ajax in quel periodo voleva dire essere parte di una macchina costruita in modo egregio proprio da Michels ed avere compagni come Johan Cruijff.
Definire Krol un semplice terzino sinistro equivarrebbe ad una blasfemia. Se fai parte della macchina di Michels, devi saper fare tutto, ed è quello che sa fare Krol. Salito alla ribalta in quel ruolo, Ruud risulta essere completo sotto ogni aspetto: grande potenza, grande tecnica ed una visione dello spazio calcistico atipica e spettacolare. Sarà il “difensore totale”, un incubo per gli avversari.
Ad Amsterdam vive il pieno dei suoi anni di carriera e nel 1975 diventa anche capitano dopo l’addio di Piet Keizer. Il suo più grande compagno, nonché alter ego, è Wim Suurbier. Due autentici idoli per i tifosi dei Lancieri, forti e simpatici a tal punto di guadagnarsi il soprannome (di coppia) di “Snabbel en Babbel”, trascrizione in olandese dei meglio noti “Cip e Ciop” di Walt Disney. I due condividono anche la Nazionale olandese, con la cui maglia Krol colleziona 83 gettoni e 4 reti, giocando due Europei (1976 e 1980) ed i fatidici due Mondiali (1974 e 1978) che ancora oggi evocano il bello ed il cattivo tempo nelle menti dei tifosi Oranje.
Sarà una storia fatta di successi ed anni irripetibili, durante i quali addirittura il difensore si guadagnerà un terzo posto nella classifica del Pallone d’Oro 1979, vinta da Kevin Keegan. Con la maglia dell’Ajax giocherà 457 partite e segnerà 30 gol, ma non è finita qui. Krol vestirà la maglia dei Vancouver Whitecaps soltanto per 14 partite: 110 milioni di lire staranno per portarlo in Campania.
Un olandese alla corte azzurra: il Napoli ancora una volta sogna lo scudetto
Nel 1980 il campionato italiano è riaperto agli stranieri e sarà possibile tesserarne uno per squadra. L’allora direttore generale azzurro, Antonio Juliano, vola così in Canada ed inizia una trattativa che porterà Krol alla corte di Ferlaino. L’olandese cambia il suo raggio d’azione (giocherà da libero) ed il suo arrivo porta tanto entusiasmo in città, tanto che gli abbonamenti risultano vertiginosamente aumentati.
Ruud Krol giocherà un calcio di alto livello, malgrado la sua carriera stesse volgendo al termine. L’anno di grazia fu proprio il primo ed il Napoli, dopo un inizio stentato, alla quinta giornata rifilò un sonoro 4-0 alla Roma e cominciò una cavalcata che fece rinascere il sogno scudetto. Tutto fa pensare ad un’annata meravigliosa ed il 5 aprile 1981 Ruud Krol segna il suo primo ed unico gol in maglia azzurra, firmando il momentaneo 2-0 sul campo del Brescia.
Arrivano gol, c’è un calcio efficace e tutto sembra andar bene; tuttavia, come abbiamo già visto in precedenza, non finisce come in tanti avevano desiderato. Dopo il Brescia, il Napoli batte anche il Torino in trasferta; il 26 aprile, arriva al San Paolo la “cenerentola” Perugia. Come volevasi dimostrare, è una partita tutt’altro che facile e Moreno Ferrario, al 1′ di gioco, la mette nella porta sbagliata. Il Napoli si ferma e dice addio allo scudetto in maniera definitiva, classificandosi terzo alle spalle delle più quotate Juventus e Roma.
Il canto del cigno
Le stagioni successive si confermano, più o meno, sulla stessa lunghezza d’onda. Nel 1982 arriva un quarto posto e nel 1983 il Napoli si salva con soli due punti di distacco dalla zona retrocessione. Il finale non è degno della magia del colosso olandese: arriva un infortunio al menisco e la squadra azzurra si salva in extremis dalla discesa in serie cadetta. Finisce così l’avventura di Krol all’ombra del Vesuvio, dove ha continuato ad illuminare la strada con lanci millimetrici e giocate sopraffine.
Saranno stati gli infortuni, forse, ad impedire al mondo di vedere una delle coppie più assurde e forti del panorama calcistico. Krol lascia il Napoli in buone mani, nelle mani di Diego Armando Maradona, che di lì a poco condurrà la città partenopea sul tetto d’Italia e d’Europa. Ma nel cuore dei napoletani, in fondo, ci sarà sempre un angolo per Ruud Krol, forse il più forte difensore della storia del club.
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