Break Point torna con un altro protagonista del tennis campano: Potito Starace. Il tennista di Cervinara è diventato celebre per i suoi successi nel circuito di Challenger e soprattutto nella disciplina di doppio. Il classe 1981, ex #27 al mondo, ha la stessa età di Roger Federer e oggi cura il suo circolo nella natia Avellino ma il ritiro è giunto durante la seconda vita tennistica per motivi extra tennistici. Un viaggio nel mondo di Poto, dalla carriera giovanile passando per l’apice ATP in singolare e in doppio sino al ritiro burrascoso.
Potito Starace: l’uomo dei Challenger
Seguace del tennis da quando aveva otto anni grazie all’amore per Andre Agassi, Potito Starace diventa tennista professionista nel 2001 a 20 anni. Il tennista campano cominciò a frequentare il circuito già nel 1997 dopo che aveva vinto i Campionati Assoluti italiani a 18 anni dopo aver fatto tutta la trafila giovanile cominciando nel circolo del nonno. Nonostante le poche vittorie e le difficoltà fisiche iniziali, Poto sa che il tennis è il suo sport e presto lo dimostra nei tornei del circuito minore.
Sono 26 le finali complessive nel circuito dei Challenger per Potito Starace che ha vinto 11 trofei e perso 15 finali. La prima nel 2002 a Mantova, seguita subito dalla sconfitta in Germania e Reggio Emilia. Ma è il 2004 l’anno delle soddisfazioni e non solo a livello ATP come vedremo tra poco. Tutto comincia sempre dal basso e infatti 17 anni fa vinse ben tre tornei Challenger, di cui uno a Sanremo, un altro a Sassuolo e uno a San Marino. E in Campania dà prova della sua maturità vincendo per quattro volte, su 5 finali, la Tennis Napoli Cup raggiungendo miti come Nicola Pietrangeli e Martin Mulligan nell’albo d’oro.
Proprio Napoli, dato che raggiunse una sesta finale al TennisLife Cup, e San Marino sono state le sue mete preferite. Nella nazione vicino l’Emilia Romagna vinse tre tornei su 5 finali. Ad ogni modo, il circuito minore gli ha dato soddisfazioni sino a fine carriera e anche in doppio con 9 trofei su 13 finali Challenger e una vittoria su 2 atti conclusivi Futures.
L’ascesa: le grandi sfide ATP
Tra le sue caratteristiche figurano sicuramente il buon diritto e il servizio come duttilità sui campi in terra battuta. Ed è proprio lì che Potito si è tolto le più grandi soddisfazioni a livello ATP. 4 finali in singolare, con la posizione #27 come best ranking, e 9 finali in doppio con ben 6 vittorie, una semifinale Slam al Roland Garros 2012 e la 40esima posizione mondiale. L’ex tennista della Blue Team Tennis Academy di Arezzo visse nel 2004 l’anno migliore.
Aldilà dei primi debutti nei tornei minori, Potito Starace ha debuttato nell’anno delle Olimpiadi 2004 in maniera stupefacente. Al Roland Garros infatti raggiunge il terzo turno, bissandolo poi tre anni dopo, partendo dalle qualificazioni e venendo eliminato solo al quinto set da Marat Safin. Sempre quell’anno magico, termina tra i primi 80 al mondo, debutta in Coppa Davis e perde da Roger Federer la semifinale di Gstaad. Dopo anni di rodaggio, con soddisfazioni particolari a Parigi e Roma, nel 2007 ottiene il best ranking e le finali prestigiose di Valencia e Kitzbuhel perdendo sempre in tre set.
Quell’anno però, in Austria si prende il secondo successo su tre finali in doppio: dopo Acapulco, dove aveva perso nel 2006, Starace vince in coppia con Martin Vassallo Arguello e Luis Horna i primi trofei ATP. Dopo il primo turno perso alle Olimpiadi cinesi contro Rafael Nadal, il classe ’81 torna in auge grazie ai trionfi in doppio a Mosca e San Pietroburgo oltre alle finali perse ad Umago (la terza a livello ATP), a Lugano, a Torino e a Genova da Fabio Fognini. Uno sprint finale per le ultime cartucce in carriera con la finale a Casablanca e i successi da doppista a Bucarest e Vina del Mar.
Il ritiro e le scommesse: il triste epilogo
I tanti successi in singolare e in doppio, purtroppo, sono stati presto dimenticati. Come spesso succede, un errore del singolo oppure una situazione più grande di sé stessi, porta l’opinione pubblica a puntare subito il dito. Potito Starace infatti si è ritirato a seguito del triste epilogo della sua carriera quando è stato radiato dalla FIT insieme a Daniele Bracciali per aver alterato alcuni match del torneo Godò di Barcellona del 2011.
Nonostante l’assoluzione del Collegio del CONI per lui, con 12 mesi di squalifica per Bracciali, l’ATP conferma le sospensioni a entrambi poi assolti dopo due anni, nel 2018. Troppo tardi considerando l’età di Poto che a fine 2018 viene squalificato nuovamente per 10 anni questa volta dall’Anti Corruzione mentre Bracciali a vita. Un epilogo complicato che non permette al tennista avellinese di continuare a vivere la sua passione sotto altre vesti. Un caso che si spera possa cambiare al più presto, non macchiando le gesta di un grande del tennis campano.
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