Cammarano, tra Arte e Risorgimento
La vita di Michele Cammarano è quella che potrebbe esser definita come tormentata e variegata oscillando tra la ricerca pittorica attorno al verismo e alla scuola di Barbizon e il patriottismo del pieno Risorgimento. Cammarano si formò all’Accademia di Belle arti di Napoli dove strinse amicizia con i fratelli Filippo e Giuseppe Palizzi e frequentò esponenti della scuola naturalistica di Posillipo.
Dopo il fallimento del concorso per il pensionato della Regia Accademia decise, nel 1860, di arruolarsi nella Guardia Nazionale Italiana, un corpo del regio esercito, in quel periodo occupata nella repressione del brigantaggio. Questo tipo di esperienza, assieme a un profondo interesse per la figura di Garibaldi, segnò artisticamente Michele che dedicherà poi un ampia fetta della propria produzione a soggetti militari contemporanei. Durante il suo periodo di attività si è dedicato a una serie di soggetti principalmente di tipo verista, orientandosi verso una descrizione della realtà immediata e d’impatta, senza filtri.
Dopo essersi dedicato per circa trent’anni alla sola produzione pittorica soggiornando tra Venezia, Roma, Napoli, e un breve periodo a Parigi sulle orme della scuola di Barbizon nel 1900 accettò la cattedra di pittura all’Accademia di Napoli, cosa che gli avrebbe permesso di sanare i debiti contratti negli anni, andando a succedere all’amico Palizzi. La produzione pittorica, iniziata l’attività di docenza, andò a diminuire progressivamente fino alla morte nel primo dopoguerra, nel 1920.
La breccia…
La breccia di Porta Pia è uno degli eventi simbolo del risorgimento italiano ed è il tema del dipinto di Cammarano. Il pittore poté assistere in prima persona dal proprio atelier all’irruzione dei bersaglieri a Roma, un fatto questo che doveva segnare in una qualche maniera Cammarano sensibile al sentimento patriottico di quegli anni.
Breccia di Porta Pia, chiamato anche Carica dei bersaglieri, ebbe un gran successo all’Esposizione nazionale italiana di belle arti del 1872, un successo tale da essere acquistata dal re e destinata alla collezione privata del sovrano nelle gallerie di Capodimonte.
La scena della “breccia” è quella tipica del verismo con soggetti dalle espressioni reali, vere, ma che con Cammarano non sono statiche o in posizioni di vita quotidiana, bensì in situazioni dinamiche che rendono il tutto ancora più impressionante.
…e i bersaglieri
Cammarano nel caso della breccia di Porta Pia ha portato avanti un modello in cui la scena cade letteralmente addosso allo spettatore, da un certo punto di vista potrebbe esser vista dalla prospettiva di chi era dietro il muro ad aspettare i bersaglieri, dal punto di vista degli assediati. Osservando la scena si nota come la carica sia dall’alto verso il basso su di un piano inclinato, che il reggimento scenda dalla collina e ci venga incontro, la prima linea alza un polverone sempre più grande accresciuto dalle file posteriori.
I volti dei bersaglieri sono quelli di uomini euforici e determinati e guardano dritto verso la “quarta parete”, verso lo spettatore,
quello con il fez distoglie lo sguardo per evitare un trombettiere che cade in avanti, il comandate guarda i suoi correre. La sensazione che si ha è sicuramente di forza, realismo, ma anche
un’innata voglia di scansarsi da quella carica.
Stilisticamente quest’opera di Cammarano contiene delle innovazioni, una su tutte l’idea della prospettiva frontale che dona immediatezza e irruenza a tutto il soggetto oltre che di fatto a fissare un istante ben preciso: la carica. La sua pittura è portatrice di un forte carico emotivo dove viene mostrata con cruda realtà il terrore, l’euforia e il coraggio.
Potremmo dire che la pittura di Cammarano incarna con questo dipinto lo spirito di quel giorno in cui si andava a riunire al resto d’Italia anche la legittima Capitale.
Nella prossima puntata ci occuperemo di I parassiti di Achille d’Orsi.
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