È impossibile non aver mai sentito, nemmeno involontariamente, il suo nome. Le televisioni campane continuano a trasmettere i suoi film e, se anche non ci piacciono, è difficile non restare a guardarlo per pura curiosità. Oggi vi parliamo un pò del re della sceneggiata napoletano ed uno dei simboli della nostra città. Mario Merola!
Un tuttofare dal sapere napoletano
Mario Merola nacque a Napoli il 6 aprile 1934. Negli anni dell’adolescenza ha la possibilità di giocare nelle giovanili del Napoli, sua squadra del cuore nel ruolo di terzino. Prenderà poi un’altra strada, come sappiamo. La sua carriera nel mondo della musica iniziò nel 1959, quando vinse un concorso per nuove voci nel capoluogo campano con il brano Senza guapparia.
Per tutti gli anni Sessanta fu protagonista di un’attività lavorativa molto intensa, tra dischi realizzati, esibizioni dal vivo, matrimoni e feste di piazza. Partecipò da semi sconosciuto a un concerto negli Stati Uniti dell’amico Claudio Villa, il Reuccio. Quindi per tutta la seconda metà del decennio fu uno dei maggiori protagonisti del Festival di Napoli. Divenne anche un grande del Festival di SanRemo, che cercava di vedere sempre dal vivo.
‘Fetenzie che mi fanno male’
Arriva all’apice della carriera musicalmente e al cinema tra gli anni 70 e gli anni 80, dove sfornerà alcuni dei classici della sceneggiata napoletana e scrivendo, nel suo piccolo, un pezzetto di storia contemporanea. Da ‘Mammasantissima’ a ‘Napoli… serenata calibro 9′, passando per ‘Zappatore‘ o ‘Tradimento‘, Mario Merola è rimasto nel cuore dei napoletani per i suoi personaggi e alcune frasi diventate quasi di uso quotidiano.
Nel 1983, a Merola viene inviato un avviso di garanzia con la quale si ipotizzava il reato di associazione per delinquere a scopo camorristico. La notizia fece molto scalpore, Merola fu raggiunto dai giornalisti ad Alcamo dove si stava esibendo con la sua compagnia, Merola disse: “Sono innocente, ho la coscienza a posto. Sono fetenzie, cose brutte che fanno male a Napoli, non possono rovinare così la mia famiglia e la mia carriera per cose che non esistono, io con la camorra non c’entro niente.” In seguito Mario Merola fu prosciolto da ogni accusa a suo carico.
Seconda inchiesta e la morte
Nel 1989, Merola è nuovamente sotto accusa, questa volta Giovanni Falcone inviò un avviso di garanzia a lui e al collega Franco Franchi, nell’ambito dell’inchiesta che avrebbe portato al cosiddetto Maxiprocesso quater: sia Merola che Franchi erano accusati di associazione mafiosa. L’inchiesta scaturì dalle rivelazioni del pentito Antonio Calderone. Merola fu interrogato da Giovanni Falcone stesso che in seguito prosciolse i due artisti da ogni accusa.
Successivamente a creargli problemi sarà la salute, non la giustizia. Verrà operato più volte nel 1997, riuscendo a ristabilire minimamente una situazione fisica decente. Morirà a Castellamare nel 2006.