È il fenomeno culturale che negli ultimi 20 anni in Italia si è manifestato maggiormente: l’arte urbana. Una creatività importante che ha subito ovviamente dei mutamenti nel corso del tempo per un origine che nasce da lontano. Ai microfoni del Corriere di Napoli, il fondatore di Inward, Luca Borriello ha raccontato le origini dell’Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana, di come si è arrivati a tale denominazione e dove nasce la passione per l’arte urbana, ma che per molti si assottiglia semplicemente alla “street art”.
Inward: un osservatorio internazionale
Direttore di Inward, laureato cum laude in Antropologia Culturale e Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa, Luca Borriello è tra i fondatori dell’impresa.
Un percorso nato nel corso degli anni ‘90, quando lo stesso Luca, in seguito Presidente di Arteteca, Direttore di EXPOSITO Osservatorio Giovani Artisti Napoli, Coordinatore Scientifico di INOPINATUM Centro Studi sulla Creatività Urbana della Sapienza – Università di Roma tra gli altri, e alcuni suoi amici oggi soci, si appassionarono alla crescente arte urbana.
Dopo le convention del ‘97-98 nel Vesuviano e le prime organizzazioni informali, nacque il gruppo Evoluzioni. Un primordiale nucleo di Inward, ma anche prima unità tematica di Arteteca, associazione che nel tempo è stata anche accreditata al Forum Nazionale della Gioventù ed allo SVE Servizio Volontario Europeo e un ente di Servizio Civile Nazionale con progetti nella riqualificazione artistica e rigenerazione sociale:
Nel 2004 fondammo Arteteca, un espressione partenopea come a dire “l’argento vivo addosso”, darsi da fare. Allo stesso tempo anche un nome composto da arte-teca, quindi cose che hanno a che fare con l’arte custodite in uno spazio. All’interno di Arteteca si formarono diversi gruppi al suo interno, il primo dei quali fu “Evoluzioni” e si occupava di writing, e poi c’erano anche Mo’art, per i giovani artisti, Visum Est per l’audiovisivo e Black Needle per l’aspetto musicale.
Diventammo un gruppo operativo dove ognuno creò qualcosa: Visum Est ideò Mediaterraneum, la mediateca del Mediterraneo a Castellammare di Stabia. Invece Black Needle battezzò una band musicale, i Biscuits, organizzando dei video. Mo’art creò Exposito per i giovani artisti ed Evoluzioni invece, continuando a occuparsi di writing, diede vita a Inward. Evoluzioni si occupava dell’organizzazione di eventi, mentre Inward dava un approccio scientifico al tema.
Quindi cosa significa Inward, che poi ha scalzato Arteteca inglobandola? Inward è un acronimo dunque di International Network on Writing Art Research and Development per un progetto ambizioso di network internazionale. Una parola con più significati: come in-ward, nel quartiere, oppure inward, introflesso, rivolto verso l’interno. Dunque, un osservatorio di ricerca e sviluppo di qualcosa di gergale che si esprime nei quartieri – come anche le forme di arte urbana – che da 3-4 anni si è convertito in Osservatorio Nazionale sulla Creatività Urbana.
La creatività urbana: un processo mutato nel tempo
L’arte urbana negli ultimi anni è diventato un fenomeno di interesse anche in Italia, anche grazie a Inward, tra i pionieri della valorizzazione del movimento. Purtroppo però il 2020, con la chiusura di piazze e strade, in generale di spazi pubblici, non ha consentito di migliorare la fruizione e valorizzazione della street art. Con questa espressione, peraltro, ci si riferisce ad una dimensione artistica confusa con gli altri generi sviluppatisi nel tempo, come il writing degli Stati Uniti da fine anni ’60. Ma a proposito della street art e più in generale della creatività urbana, è lo stesso Luca Borriello a spiegarle:
La street art, secondo alcuni studiosi, è tutto ciò che si fa in strada che abbia aspetto artistico senza la scrittura tipica del writing e quindi senza l’elaborazione delle lettere, come ad esempio i figurativi che comunque accompagnano i pezzi di writing. Parliamo solitamente di segni e figurativo di piccole dimensioni come parte dalla street art che ha una sua genesi importante nel Regno Unito, si accompagna anche al punk negli anni ’80 e Banksy è solo il più famoso di un genere di gran lungo più longevo e più ampio. Gli street artist in strada usano di solito stencil, fanno wallpapers, mettono sticker, dipingono con rulli o spray.
Ultimamente si parla molto di nuovo muralismo: le pitture a muro, giganti, sono quelle che si stanno manifestando in giro per il mondo, come in Italia, e che in qualche misura hanno a che fare con quelle del Messico di inizio ‘900 e poi importato dai cileni anche in Italia. Quindi quando parliamo di nuovo muralismo, una facciata dipinta, i big walls o prospects, che dir si voglia, non si tratta esattamente di street art, ma sono murales. Queste sono le diverse espressioni della creatività urbana.Più di recente, una sua parte sta tendendo a implodere nel “bello” rispetto alla possibilità di un livello quantitativo minore ma di maggiore qualità: per cui c’è una certa riflessione in questo momento sull’arte urbana.
Lavoro e risultati: la nascita delle partnership
Come spesso succede, il tanto lavoro porta a importanti risultati. Il fenomeno della creatività urbana ha portato alla nascita, circa 10 anni fa, e sviluppo nel tempo della cultura artistica urbana. Inward, tra i pionieri del movimento, ha permesso di dare linfa alla creatività urbana attraverso attivismo ed eventi che hanno permesso di rivalutare un’arte considerata come sinonimo di vandalismo e di poco interesse. Ma il tempo aiuta e l’esperienza di ogni singolo componente dell’impresa ha contribuito ha migliorare la considerazione della creatività urbana anche tra le istituzioni.
Le relazioni istituzionali e il lavoro con i protagonisti del movimenti, due aspetti che hanno portato ai risultati di tutto rispetto per Luca Borriello e il suo team: nel 2010, operando per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha diretto il Tavolo Tecnico sulla Creatività Urbana al CNEL per la creazione di un modello nazionale di valorizzazione della street art tra pubblico, privato, no profit e internazionale, presentato nel 2011 agli Stati Generali della Creatività Urbana presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dopo un decennio, nell’aprile 2020, è incaricato dal MIBACT Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo della prima ricerca scientifica nazionale sulla creatività urbana.
Ma non solo perché Inward lavora ovunque, da Alessandria a Napoli, a partire dal 2010 ha gestito il grande progetto di rigenerazione sociale attraverso la creatività urbana CUNTO Creatività Urbana Napoli Territorio Orientale, verso più di 500 giovani della periferia orientale di Napoli, sostenuto nel suo lancio da Fondazione Vodafone Italia e dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre che da EAV Regione Campania e Rotary Club Napoli Est. Sua sede operativa in tal senso è il Centro Territoriale per la Creatività Urbana di Napoli Est.
Inopinatum: studiare la creatività dei giovani
Ma le partnership non finiscono qui perché ecco che nasce “Inopinatum”: Centro Studi sulla creatività urbana creato da Inward e Università Suor Orsola Benincasa presso l’ateneo. Dare la possibilità ai giovani e a tutti gli interessati di studiare scientificamente la creatività urbana. Il nome “inopinatum” viene da un consiglio che l’antico retore Frontone diede ad un giovane Cicerone riguardo i modi di esprimersi in pubblico, per farsi notare: imprevista impertinenza. Che poi sembra l’essenza della creatività urbana.
La creatività urbana che permette di animare le città, attraverso un parziale fenomeno di riqualificazione che grazie alla partecipazione di altre componenti, potrebbero concorrere a una rigenerazione urbana completa. Il colore e la forza dell’arte in strada che può aiutare a ridefinire i canoni di una città, dall’economia al sociale. Inward è tutto questo; persone competenti, che con passione e studio contribuiscono a creare ciò che amano: l’arte.
Credit: Luigi Vozza
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