
Eleonora Goldoni si racconta! L’attaccante del Napoli Calcio Femminile si è concessa ai nostri microfoni, tra le paure di fallire, le prime emozioni che le ha regalato il calcio, l’esperienza all’estero e la Nazionale. Un viaggio nel meraviglioso mondo di una ragazza che vive per il mondo del pallone e come cambiarlo!
Gli albori di una passione
-Ciao Eleonora e complimenti per la tua giovane ma brillante carriera! Quando hai cominciato a giocare a calcio e soprattutto com’è nata questa grande passione?
-All’età di 5 anni mio papà, spinto da un amico, mi portò per la prima volta allo stadio a vedere Inter-Reggina, finita 6-0, e da lì iniziai la mia grande passione. La passione è nata quel giorno grazie al papà che mi ha sostenuto fin dal primo momento, e lo fa tutt’ora.
-Giocare a calcio è sempre stato il “sogno” di tuo padre come avviene spesso con i figli maschi?
-Prima di iniziare a giocare, praticavo sostanzialmente tutti gli sport prettamente maschili e in più facevo danza. Ma i giochi di squadra e con la palla mi attirava molto: dal calcio al tennis passando per il basket.
A scuola di certo non ero quella che sceglievano per ultima anche perché ero un vero e proprio maschiaccio e mi confondevo benissimo.
America e Italia: un modello da seguire
–Una domanda che avrei voluto sempre fare ad un calciatore professionista: come hai trovato la tua posizione in campo?
–La mia posizione in campo? Bhe il primo giorno che sono andata allo stadio ho visto Obafemj Martins segnare e fare le capriole dopo ogni gol, io dissi a mio padre “ecco io voglio essere come lui” e così da lì coltivai questa passione per il gol.
-Quanto ha contributo l’esperienza negli States sia dal punto di vista sportivo che come esperienza di vita?
–Il capitolo America è veramente vasto, potrei stare ora ore a parlare di in esperienza incredibile, quasi da film. Studiare e giocare, un sogno per me!
La vita da campus è veramente come nei migliori sogni, centri sportivi di ultima generazione e giocatrici e compagni da tutto il mondo. Lì ho imparato davvero molto, quasi tutto ciò che so, però il rientro in Italia l’ho voluto proprio per crescere in un modo vero.
–Hai cominciato a Ferrara: che differenze hai trovato con una società gloriosa come l’Inter, prima squadra che hai visto giocare e in cui effettivamente hai giocato?
–Ho un vissuto nella New Team di Ferrara dove ho bellissimi ricordi e dopo tanta strada, sono approdata nella mia amata Inter.
Una squadra organizzata, e sono capitata proprio nell’anno del suo esordio in A, quindi società di grandi ambizioni e un grande futuro davanti, lì mi sono trovata davvero bene con le compagne dalle quali ho imparato molto e condiviso tanto fuori dal capo. Un’ esperienza indimenticabile.
L’arrivo a Napoli: un dolce ritorno
–Come mai hai scelto Napoli dopo un solo anno in nerazzurro?
–Ho spostato il progetto Napoli perché ho sentito il bisogno di una sfida, di dovermi riscattare e i dirigenti mi hanno parlato di una piazza in grande ascesa con grandi prospettive e idee.
La fame che ho ora è la voglia di far bene, si sposano perfettamente con la mentalità calcistica della gente che per il calcio azzurro ne fa una vera e propria religione e quindi la mia scelta deriva soprattutto dal cuore.
-Che stagione ti aspetti?
-Mi aspetto una stagione difficile, perché le squadre di vertice sono sempre più forti e le altre sink sempre più attrezzate per stare al passo delle big, ci sarà sicuramente un attimo di assestamento iniziale, ma una volta ingranata la marcia andremo spedite.
L’esperienza alle Universiadi e il rammarico Mondiale
–Si tratta di un piacevole ritorno per te sotto il Vesuvio, dove hai giocato le Universiadi: che esperienza è stata?
–Le Universiadi del 2019 io le ricordo con piacere, anche perché l’azzurro (quello un po’ più scuro che sa d’Italia) è il mio obbiettivo più grande.
Dopo aver vestito sin dalle giovanili la maglia azzurra sono alla continua ricerca di essa, e fortunatamente queste Universiadi mi hanno permesso di portare a casa 3 gol personali in 4 partite giocate e tanta esperienza in più assieme a giocatrici di un livello assoluto che giocano titolari in quasi tutte le squadre di A.
–Punti ai prossimi Mondiali dopo aver saltato quello francesi? È stato un rammarico?
–Il Mondiale penso che sia il sogno di qualsiasi persona che abbia calciato un pallone. Io ora punto a far sempre meglio giorno dopo giorno, so che vuol dire vestire azzurro, e per farlo bisogna meritarselo sul campo, io sto lavorando principalmente per il Napoli e per me!
Cercherò in tutti i modi di arrivare a mettere in difficoltà la CT Bertolini il resto dipenderà da me. Per il mondiale di Francia grande rammarico, ma l’infortunio non mi ha permesso di essere al 100% quindi va bene così, farò di tutto per meritarlo.
Il calcio femminile: uno sport come gli altri
–Un appello alle istituzioni per far si che anche il calcio femminile abbia lo stesso trattamento degli altri sport maschili professionisti.
–Più che un appello invito a vedere una partita di calcio femminile, ora che anche noi facciamo allenamenti e veniamo trattate da professioniste il livello di alza di anno in anno!
Quello che ci manca è solo essere riconosciute come tali, perché ancora oggi molte donne noi sono costrette ad avere un lavoro per vivere oltre al calcio, ma credetemi che non facciamo nulla di diverso dai nostri colleghi maschi. Quindi speriamo in questo e… forza Napoli femminile e forza all’intero movimento Calcio in rosa!
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