
In questi giorni pandemici, nei quali siamo attaccati compulsivamente alle notifiche del cellulare e alle ultime notizie per capire ancora quanto e quanto a lungo l’epidemia metterà a soqquadro le nostre esistenze, l’idea di avere qualcosa di immutabile a cui poter guardare è pur sempre una consolazione.
Invece, anche il cielo sopra le nostre teste, o perlomeno quel piccolo spicchio di firmamento che riusciamo a scorgere dal nostro pianeta, è in continuo mutamento.
La scoperta
È notizia di questi giorni che il gruppo di lavoro che fa capo all’Osservatorio Astronomico di Agerola si è reso protagonista di una importante scoperta. Lo scorso 21 ottobre, uno dei gruppi di lavoro operanti all’interno della specola agerolese ha individuato per la prima volta una stella mai osservata prima: si tratta di una Nova, all’interno della galassia M31, quella conosciuta col nome di Andromeda.
Ma cos’è una nova?
Nonostante la sua apparente quiete, il cielo ribolle continuamente di energia. In effetti, la nova più che una stella è un evento che coinvolge un sistema binario, cioè una coppia formata da una stella normale e da una nana bianca. Una nana bianca è una stella anziana: lo stadio evolutivo finale di una stella avente una massa minore di otto masse solari.
Essa sottrae idrogeno alla stella con cui è accoppiata fino ad accumularne così tanto sulla propria superficie da esplodere. Questo fenomeno produce una quantità di energia talmente elevata da aumentare la luminosità della stella fino a un milione di volte. Così nasce una nova.
La scelta del nome
La scoperta effettuata dagli scienziati dell’Osservatorio, intitolato a Salvatore Di Giacomo, è stata poi confermata dalla comunità scientifica internazionale. La nova ha già un nome proprio, AT2020xyv, con il quale si è fatta conoscere dalla comunità scientifica. Ma gli astronomi che l’hanno scoperta, a milioni di anni luce dai nostri nasi, vorrebbero dargliene un altro. Secondo loro, la prima stella scoperta dall’osservatorio sui Monti Lattari merita un battesimo d’eccezione: si chiamerà Fior di Latte di Agerola. Dall’astronomia alla gastronomia, il passo è molto breve.
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