Discover Naples, la rubrica sui misteri della città, torna con il consueto appuntamento settimanale. Questo lunedì una passeggiata dalle pendici al cratere d ‘a muntagna, ci porterà alla scoperta di una leggenda poco conosciuta: la strega del Vesuvio.
Un gigante che veglia: le origini del nome
Guarda e domina il golfo di Napoli dall’alba dei tempi, il Vesuvio è il simbolo della città per eccellenza. Uno dei due vulcani attivi dell’Europa continentale, con un’altezza di 1 281 m, sorge all’interno di una parziale caldera che è la parte restante dell’attuale Monte Somma, formatasi dopo l’eruzione del 79 d.C.
La storia del nome della montagna è molto particolare e sono tante le supposizioni circa l’etimologia: se da un lato si pensa possa provenire dal latino Vesuvius; dall’altro potrebbe essere attribuito a Vesbio, capitano dei Pelasgi che dominò proprio nell’area delle pendici del vulcano.
Una tradizione popolare nata verso la fine del Seicento, d’altro canto, sostiene che il nome Vesuvio provenga dalla locuzione latina Vae suis! (“Guai ai suoi!”). A sostegno della teoria ci sarebbe il fatto che la maggior parte delle eruzioni (avvenute fino a quel momento) avevano sempre costituito una sorta di avvertimento per eventi che avrebbero colpito la città e i suoi abitanti di lì a poco. Un esempio potrebbe essere l’eruzione del 1631, preavviso dei moti di Masaniello nel ’47.
La strega del Vesuvio
Qui su l’arida schiena del formidabil monte Sterminator Vesevo sono tante le leggende che prendono vita… Quella della strega del Vesuvio, in particolare, nasce alle pendici della montagna in un luogo popolato da fantasmi e grida notturne. Luogo in cui sembrerebbe sorgere la casa di una strega…
La leggenda viene tramandata fin dal 1858, anno di una delle eruzioni più devastati di sempre a seguito della quale gli abitanti della zona iniziarono a raccontare di aver sentito strane grida di donna, ogni notte, nella zona boschiva. Così alcuni contadini tentarono di scoprire il mistero dietro lo strano caso, ma invano e di conseguenza decisero di affidarsi a “poteri” più altri: quelli di una fattucchieria, la vecchia e’ Mattavona.
La strega del Vesuvio ascoltò il racconto degli uomini facendosi accompagnare nella zona al calar del sole. Il fatto misterioso si confermò: le grida ripresero anche quella notte e la fattucchiera poté pronunciare contro di esse un anatema, in una lingua sconosciuta. Le urla cessarono e la zona fu, finalmente, liberata.
La strega arriva in America
La storia della fattucchiera vesuviana arrivò fino in America passando dalla mente di Carl Barks, uno dei disegnatori di tutti i paperi Disney. Fu proprio Carl a creare Amelia, la strega che ammalia che nella sua prima versione era presentata come la fattucchiera che ammalia.
A proposito di questo, Barks ha dichiarato:
Adoro l’Italia e la pizza! Quando ho creato Amelia, mi è sembrata una cosa carina presentarla come una ragazza italiana che vivesse alle pendici del Vesuvio.
Le origini napoletane della sua stirpe, così come l’origine della convivenza con il corvo Gennarino e l’ossessione per la Numero Uno di Paperon de’ Paperoni, sono state anche narrate nella storia Amelia e l’antenata strega per forza (1998).[7]
Amelia è una papera di bell’aspetto – poiché è disegnata con folti capelli neri e con le ciglia lunghe – che vive alle pendici del Vesuvio. E’ una fattucchiera che, accompagnata dal famiglio Gennarino, un corvo senziente, cerca di ottenere la moneta numero uno di Zio Paperone, moneta che lei ritiene essere il portafortuna dell’anziano papero e che le serve per completare una magia.
–fonte La bussola news.Leggi anche #vivinapoli: Pompei, I Simpson contro il Coronavirus!