FaceToFace con…SantoDiego! Il nuovo appuntamento di FaceToFace della rubrica #vivinapoli, per scoprire coloro che vivono e fanno vivere Napoli ogni giorno. FaceToFace con…SantoDiego!
È il caso di “SantoDiego” che da un anno e mezzo a questa parte, modella la città con gli adesivi di Diego Armando Maradona nelle vesti di un santo.
L’argentino viene reputato così da credenti, appassionati di calcio e cittadini di una comunità che grazie ad un personaggio unico, è stata legata e protetta dal fenomeno di Buenos Aires. Un legame indissolubile che dura da più di 30 anni, tra generazioni che l’hanno vissuto e non.
Il creatore (che così ama definirsi e non artista) grazie ai suoi adesivi ha creato una vera e propria mania che coglie di sorpresa e attira abitanti e turisti, anche in un’epoca tecnologica e di materialismo. FaceToFace con..SantoDiego!
Tra un adesivo ed un caffè, “SantoDiego”, ci racconta la sua #vivinapoli!
– Ci sono diversi miti a Napoli, e pur non essendo un fan sfegatato del calcio, hai scelto El Pibe de Oro. Come mai?
– Ho scelto Maradona perché aggrega. Spesso mi capita di incontrare persone che piangono quando regalo il mio adesivo. È un personaggio che è un esempio per Napoli, avendo combattuto i pregiudizi e le discriminazioni. Ovviamente è un santo, come viene reputato da tante persone in città, da credenti e non. Maradona è un santo e viene rispettato: una volta ho messo uno sticker dove c’era la spazzatura. Oggi, in quel punto della Sanità non c’è più. O meglio, più lontana. È un mix tra sacro e profano, un simbolo per Napoli come San Gennaro: personaggi mistici che sono perfetti per i partenopei.
– Quando e come é nata l’ispirazione per il più grande di tutti?
– Uno dei primi adesivi di Maradona è di un anno e mezzo fa circa e resiste: si trova a piazza Bovio ed è il più duraturo. Nasco fotografo e grafico e ho avuto l’onore di conoscere il mio mentore, Santiago Spigaleo, l’artista argentino ha affisso un murales di Maradona e da lì è stato amore. L’aria del periodo di Maradona si vive ancora oggi ed emoziona. Tutti.
– Da santini ad adesivi di varie dimensioni in giro per il mondo: qual è il procedimento che segui?
– Ho cominciato a stamparli a casa mia, anche perché li attaccavo solo in metropolitana. Invece per i manifesti l’immagine viene stampata su diversi fogli in base alla grandezza del formato per poi creare un collage.
C’è condivisione tra noi che viviamo la “streetart” ed amici: ce li scambiamo e poi li attacchiamo in giro per il mondo.
– Tra gli adesivi di Maradona ed altri lavori come frasi e slogan, potresti anche ambire a qualcosa di grande in futuro. Secondo te, qual è la vera essenza della street art? Si sta perdendo?
– Prima di tutto mi definisco un creatore, per cui non si può parlare di opera d’arte. Mi piace essere autonomo e non esclusivo, sia per avere una mia creatività, sia per cogliere gli animi di chi guarda le mie creazioni. Mi piacciono le reazioni, che siano negative o positive, perché significa che ho colpito e colto l’attenzione del passante. Credo che la street art sia una forma di espressione da difendere nella sua essenza, con i significati di opposizione e libertà, senza imposizioni che neghino questa creatività. Può essere un polo attrattivo e di esempio per tutti noi.
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