
Discover Naples torna, come ogni lunedì, a raccontare storie perdute della città. Nell’appuntamento di oggi ci concentreremo sulla figura di Ferdinando IV di Borbone, Re Nasone, dei lazzaroni e di come il sodalizio antifrancese tra i due fu cruciale per la storia della città…
Re Nasone e i Lazzaroni
Siamo nella Napoli del XVII-XIX secolo quando la figura del lazzaro (o lazzarone) fa la sua entrata in scena. Giovani dei ceti popolari, risultarono fondamentali nella difesa sanfedista della città contro gli insorti della Repubblica napoletana del 1799 sostenuta dalla Francia rivoluzionaria. Quella dei lazzari era una vera e propria società nella società, in cui vigeva una gerarchia ben definita in cima alla quale c’era un capo riconosciuto, addirittura, dalla corte reale. Luogo di ritrovo del gruppo era Piazza Mercato, mentre una sorta di quartier generale sorgeva presso Porta Capuana.
In ogni caso, la figura dei lazzari era fondamentale in città al punto di essere incaricati del mantenimento dell’ordine pubblico dal re Ferdinando IV di Borbone. Re Nasone instaurò un rapporto molto particolare con i lazzari, arrivando a definirli suoi sudditi più fedeli. Dei lazzari napoletani, il Re acquisì tutti i tratti distintivi, anche quelli meno appropriati alla sua figura di regnante. Fu, forse, proprio per questo motivo che gli fu affibbiato il soprannome di Re Lazzarone.
Il Re “ignorante”

Fortemente superstizioso e “portatore di un’ignoranza allo stato puro“. Discendente in linea diretta del Re Sole Ferdinando fu re di Napoli dal 1759 al 1816, dopo che il padre Carlo III fu costretto a lasciare il trono della città e tornare in Spagna. Ma il giovane Ferdinando non aveva ancora l’età giusta per regnare e la sua istruzione fu affidata ad un precettore: il principe di San Nicandro. Tuttavia, le ore da trascorrere sui libri si tramutavano in ore di gioco con i suoi compagni della plebe napoletana.
Dei ragazzi della plebe assunse modi e maniere: parlava solo in napoletano e odiava leggere e scrivere. Il suo astio nei confronti della scrittura si manifestò anche nella propria firma; il re infatti non firmava i documenti, piuttosto affiggeva una marca con un timbro. Ferdinando fu un re molto più vicino al popolo che alla nobiltà e, per questo, molto apprezzato.
Allo scoppiare della Rivoluzione francese, nel 1789, non vi furono immediate ripercussioni a Napoli. Fu solo dopo la caduta della monarchia francese che la politica del Re di Napoli e della sua consorte Maria Carolina d’Asburgo, cominciò ad avere un chiaro carattere antifrancese. Il Regno di Napoli aderì alla prima coalizione antifrancese e cominciarono le prime repressioni contro le personalità sospette.
Nel 1796 le truppe francesi, guidate da Napoleone Bonaparte, cominciarono a riportare significativi successi in Italia e, quando il re si trovava ormai in Sicilia per scappare all’avanzata francese, i lazzari insorsero in difesa della città…
I lazzari antifrancesi
Nonostante il Trattato di Parigi, con la presenza dei francesi a Roma, il Regno di Napoli entrò nuovamente in guerra. Le forze napoletane, costituite da settantamila uomini reclutati in poche settimane e comandate dal generale austriaco Karl Mack von Leiberich, si lanciarono all’attacco della Repubblica Romana.
Dopo solo sei giorni Ferdinando IV entrò a Roma con atteggiamenti da conquistatore, diventando il punto focale delle critiche. Il Re tornò temporaneamente a Napoli e, vista l’insostenibilità della situazione, decise di abbandonare la capitale alla volta della Sicilia.
Per tre giorni interi- dal 21 al 23 gennaio 1799- i lazzari presero la difesa della città bettendosi forsennatamente sulle mure di Napoli contro le forze francesi. Fu un attacco clamoroso in cui persero la vita circa diecimila persone. In seguito, alleandosi con le truppe sanfediste del cardinale Fabrizio Ruffo, i lazzari riuscirono a riconquistare la città, mettendo un punto alla Repubblica Napoletana.
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