I sogni di Pellegrino. Abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con Pellegrino, artista partenopeo che ha conquistato tutta la redazione musicale del Corriere di Napoli con la sua “Caucciù”. Partendo da “Caucciù” abbiamo fatto un giro all’interno della sua “libreria” musicale e siamo rimasti molto colpiti da tutto. Suoni originali e del tutto originali, ideali per atmosfere estive e non solo…
Pellegrino si racconta…
Quando e come nasce la tua passione per la musica ?
Che io sappia ascolto musica da sempre senza neanche rendermene conto, era una costante in casa. Mio padre è stato il primo anello di congiunzione con la musica ed è tuttora una cosa che condividiamo molto.
Sono cresciuto ascoltando i suoi dischi la domenica mattina.
Per dar vita ad una canzone a cosa ti ispiri principalmente?
Credo sia sempre complicato dare concretezza con le parole o una forma a ciò a cui ci si ispira. E’ un po’ una nebulosa fatta di momenti, idee, immagini, persone, sensazioni ed ovviamente suoni e sonorità dalla quale si attinge per provare ad esprimere ciò che produce.
E’ poco chiara finché non prende vita seguendo il flusso di un progetto musicale per poi rimescolarsi e generarne un’altro, almeno nel mio caso è fatta da elementi chiave che sono molto radicati nel mio immaginario e sicuramente il mare, la mia terra, Napoli e la cultura mediterranea sono alla base di tutto ciò che sto portando avanti negli ultimi anni, sia da un profilo musicale personale che discografico della mia etichetta Early Sounds Recordings. .
Chi è il tuo modello?
Chiunque faccia qualcosa che mi piaccia. Credo che gli stimoli siano così tanti da così tanti input che sarebbe impossibile elencarli, spesso forse ci influenzano senza accorgercene.
Come nasce il progetto Zodyaco?
Zodyaco nasce 4 anni fa come “band” sia in studio che live, le prime session hanno poi generato il primo LP omonimo “Zodyaco” uscito nel 2018 ma registrato appunto nel settembre 2016.
In quel periodo avevo ancora un approccio produttivo più orientato al modello “producer elettronico”, quindi più solitario nella fase di scrittura ed arrangiamento dei pezzi anche se ero già solito coinvolgere musicisti per interventi più articolati o per arricchire degli arrangiamenti. La mia intenzione era quella di creare una piattaforma “open band”, cioè una band senza elementi fissi che fosse aperta a varie collaborazioni e contributi che si autoalimentasse creativamente attraverso questa condivisione, seguendo ovviamente i concept che desidero sviluppare in funzione della nebulosa di cui sopra.
Che cos’è la “mediterranean vibes”?
Mediterranean vibes è un concetto e dipende molto dalla percezione di chi ascolta. Nella mia interpretazione è un mood, uno stile di vita e musicale che non ha un sound ed una provenienza specifica, evoca una sensazione più che uno schema predefinito ed è aperto a chiunque lo abbracci o desideri farlo suo. Per me è un tributo al sud, al mare che bagna la mia terra che è da sempre un enorme ponte fra popoli e culture che mescolandosi si rinnovano, rigenerano ed evolvono, è tradizione ed innovazione che si incontrano. E’ ciò che sento mio.
|
Potrebbero Interessarti: Il maestro Renzo Arbore