
In questi ultimi giorni a Napoli, dalla Coppa Italia a San Martino, il Coronavirus sembra un lontano ricordo. Infatti gli assembramenti enormi e l’assenza delle mascherine lasciano presagire che il virus nella mentalità comune sia tranquillamente passato. Ciò ha suscitato l’ira dell’OMS: “Fa male vedere queste immagini”, ha detto l’esperto. “Ricordo quanto ha contato la partita dell’Atalanta all’inizio dell’epidemia in Lombardia nella diffusione dei contagi. Non vorrei che si ripetesse proprio ora, che il Comitato Tecnico Scientifico ha cercato di accogliere le proposte del Figc per non limitare del tutto il gioco del calcio, come da scienza e coscienza medica sarebbe suggerito”.
Critiche dure quindi nei confronti di Napoli e del calcio. Però come per ogni cosa, è necessaria una contestualizzazione. Le persone attualmente malate in Campania sono 242, un numero misero considerando che non esiste vaccino. Da lunedì 22 inoltre, non vi sarà più l’obbligo della mascherina in luoghi aperti. Questi due fattori chiave per l’analisi degli episodi dei giorni scorsi, dimostrano che tenere alta la paura e il rispetto delle misure di sicurezza della Fase 2 sia pressoché impossibile.
Lo è per i ragazzi maturandi, che già sono stati privati dell’ultimo anno di scuola della loro vita, e hanno afferrato la possibilità di avere un minimo di atmosfera da “Notte prima degli esami”. Lo è anche per i tifosi di calcio, perché che piaccia o meno, questo sport rappresenta la seconda pelle di questo paese, e di questa città. Era semplicemente impensabile riaprire sport e “scuole” senza aspettarsi questi eventi. Dalla Coppa Italia a San Martino, follia o attimi di vita vera? Il dibattito è acceso, ma almeno in Campania è inutile creare tragedie inesistenti
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