O’ Surdato ‘nnammurato. Torna anche questo mercoledì, CantaNapoli, la rubrica del Corriere di Napoli dedicata alla canzone napoletana. Puntata dedicata a uno dei brani più celebri e rivisitati, simbolo della napoletanità e pezzo di storia partenopeo, “O’ Surdato ‘nnammurato”.
LE ORIGINI STORICHE DEL BRANO
Fu scritto dal poeta Aniello Califano e musicato da Enrico Cannio nel 1915. Nonostante siano passati ben 115 anni il significato originale del componimento è misterioso. Abbiamo varie interpretazioni. Abbiamo solo una certezza però, proprio in quell’anno il Regno d’Italia entrò in guerra, per rivendicare Trieste e Trento all’ora facente parte dell’Impero Austro-ungarico. La prima versione suppone che il brano racconta la malinconia dei vari soldati, che partono, lasciando la propria innamorata senza nemmeno sapere se mai faranno ritorno. Un’altra tesi indica che Califano, grande amante delle donne oltre che poeta, vuole raccontare di un soldato alla ricerca di affetto, anche perché nel testo non sono presenti elementi riconducibili all’orrore della guerra. Infine una terza accezione, quella più popolare e conosciuta: il soldato è malinconico perché non vuole lasciare Napoli, la città che tanto ama.
LE VARIE INTERPRETAZIONI
Una delle più conosciute versioni è sicuramente quella di Anna Magnani nel film “La sciantosa“ del 1971. Anche Marco Armani realizzò una propria performance al Festival di Napoli del 1994. Celebre in tutta Italia, come ci dimostrano Roberto Vecchioni nel 2011 a Sanremo e Bocelli che realizza una versione lirica meravigliosa. Però la voce che ci viene subito in mente se pensiamo a “O’ Surdato ‘nnammurato” è sicuramente quella di Massimo Ranieri. Inoltre nel 2013 è diventato inno della Società Sportiva Calcio Napoli rivisitato in chiave moderna.
Nonostante 115 anni “O’ Surdato ‘nnammurato” resta un pezzo portante della musica della nostra città.
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