Checco Zalone vola in Africa. Il quinto film di Checco Zalone ha già fatto la Storia del cinema italiano. Tolo Tolo, con il comico pugliese in regia per la prima volta, ha incassato ben 8,6 milioni di euro, battendo se stesso. In carriera, l’attore “scoperto” da Zelig, ha incassato, al 2018, ben 173 milioni di euro: un vero fenomeno del grande schermo. Un giullare del cinema che ha battuto anche La vita è bella e Titanic con gli incassi nella penisola nostrana.
Il nuovo film, uscito nelle sale ieri 1° gennaio, in concomitanza con le feste, ha stabilito già record. Ma dopo le prime polemiche, otterrà ancora il successo? La pellicola prodotta da Pietro Valsecchi e TaoDue infatti, che affronta la situazione italiana e la questione migranti ma non solo, è stata già oggetto di critiche: influenzeranno il campione pugliese?
CHECCO ZALONE VOLA IN AFRICA
Dopo i film-commedia in cui spesso si tende solo a ridere, nonostante i temi profondi come l’amore oltre le barriere sociali, Zalone vola in Africa. Una sfida coraggiosa come stesso Luca Medici ha dichiarato a “la Repubblica” in una profonda intervista. I temi trattati dal classe 1977 sono ben più profondi rispetto al passato, che vanno dalla concezione di razzismo alla vittoria dell’amore sull’odio. Un film che ha avuto la possibilità di sfruttare ben 20 milioni di euro come budget per volare nel “Continente Nero”, per girare in Kenya, per poi spostarsi a Malta ed in Italia.
Tra mille peripezie e problemi, la pellicola vede Checco Zalone fallire con la sua impresa di Sushi nel suo paese nativo, Spinazzola, in Puglia, con i soliti problemi burocratici e di corruzione tricolori. Motivo per cui Zalone vola in Africa dove conosce Oumar, interpretato da Souleymane Sylla. Amante della cultura italiana, Oumar aiuta Zalone che non vuole più sentir parlare d’Italia, poiché sommerso di debiti. Durante la diaspora dei poveri senegalesi, l’attore pugliese deve far fronte alla differenza tra sorriso e povertà d’animo, che fanno da specchio riflesso rispetto all’estrazione sociale.
Sin quando incontra l’amore, di nome Idjaba, donna coraggiosa e combattente che viene interpretata da Manda Touré. Tra critiche alla società italiana e materialista di oggi Zalone, attraverso i sogni, immagina un’unione tra popoli fatta di pace e amore, per poi approdare sulle spiagge di Vibo Valentia ed un finale in cui i poveri immigrati tornano nel proprio paese dopo essere stati protagonisti di un set cinematografico.
STEREOTIPI SOCIALI- Si può parlare di un Checco Zalone maturo? Sicuramente la possibilità di essere anche regista del film lascia pensare a ciò, dopo essere stato diretto per anni da Gennaro Nunziante. La volontà di cambiare temi ed anche attitudine rispetto ai film precedenti è un elemento chiave. Ma è la posizione dello stesso Cecco (come viene chiamato nel film da parte dei compagni di sventura) a non essere chiara. La rappresentazione dell’italiano medio è ancora una volta perfetta: un indeciso, un sognatore fallito proveniente dal sud che solo grazie alla fortuna riesce a riscattarsi.
Tra disinteresse per ciò che gli accade intorno ed ignoranza esternata nel lusso, il personaggio Zalone non si rende conto di dove si trovi. Sino a quando comincia a comprendere l’odio nei confronti di popoli diversi, prendendo le sembianze di Benito Mussolini, in un chiaro riferimento anche alla mentalità razzista e dispregiativa odierna.
Il tema dell’Immigrato, titolo, peraltro, della colonna sonora del film, viene affrontata quasi sotto forma di documentario del viaggio, ma mai analizzato nell’arrivo in Italia, se non nella parte conclusiva del film, che lascerà deluso il pubblico per la fine enigmatica. Tante le critiche per gli stereotipi sociali africani ed occidentali affrontati, che probabilmente faranno discutere per la veridicità di ciò che è stato messo in scena ma difficile da accettare per chi legge e guarda. Una sfida accettata da Checco Zalone, una sfida per chi lo guarda, a suo (e nostro) rischio e pericolo.