Un triste déjà-vu. E’ questo ciò che può venirci in mente osservando l’epopea di Patrick George Zaki. Siamo ancora enormemente scottati dal caso Regeni, senza alcun dubbio. Un ragazzo che si trova a passare un paio di settimane in Egitto e che rischia di non tornare. Di nuovo. Difficile spiegarsi l’inizio di questa triste vicenda. Difficile comprendere perchè Patrick, 27 anni, ricercatore ed attivista egiziano, venga incarcerato e torturato per 17 ore per sovversione. L’epopea di Patrick George Zaki è cominciata lo scorso venerdì all’aeroporto di Al Cairo. Studia per il dottorato all’Università di Bologna e stava tornando dalla sua famiglia per una breve visita. Invece è stato trattenuto ed è scomparso per le successive 24 ore. È stato prima interrogato al Cairo, poi trasferito a Mansoura, sua città natale. Nel mentre, purtroppo, è stato picchiato,sottoposto a scosse elettriche e minacciato a rispondere a domande sul suo lavoro.
RICHIESTA DI SCARCERAZIONE RESPINTA
Oggi il tribunale di Mansura, dopo un’udienza durata solamente dieci minuti, ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali di Zaki. All’udienza erano presenti diplomatici e giornalisti provenienti da ogni parte del mondo. In aula hanno tutti notato come Zaki fosse provato e spaventato da tutto quello che in questi 8 giorni è accaduto. Lui stesso ha confermato le torture subite in aeroporto prima ed in carcere poi. Stavolta non siamo soli.Anche Amnesty International si sta muovendo per risolvere la vicenda nel minor tempo possibile. Il sindaco di Bologna Virginio Merola, inoltre, ha promosso su Facebook una manifestazione che si terrà Lunedì 17 Febbraio a Piazza Maggiore. E come è stato scritto sull’affresco ritrovato a Roma, a pochi passi dell’ambasciata d’Egitto, speriamo che vada tutto bene.
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